Non sono tuoi affari?
I contenuti mentali ed emotivi non sono né un tuo affare né un tuo non affare. Se ti siedi lungo il bordo della strada e osservi il traffico, il flusso delle auto cosa diviene? È un tuo affare o non è un tuo affare? Dal mio punto di vista non è né una cosa né l’altra. Certo, se osservi ne sei consapevole, ma essere consapevole di qualcosa non significa necessariamente trasformarlo in un tuo affare, giusto? Se nella tua mente ti aggrappi all’idea che i pensieri non sono un tuo affare, concordo con te, trasformi questa idea in un antagonista del flusso mentale. Così la mente retrocede di qualche passo, gabbandoti con un bello scherzo. Il ladro si traveste da poliziotto per venirti a raccontare che porterà i tuoi oggetti di valore in un posto sicuro. Capisci? So che più volte ho detto che i contenuti mentali ed emotivi non sono affare nostro, ma lo affermavo non per generare un idea attraverso cui guardare e giudicare altre idee. Se comprendi che le tante costruzioni mentali che la mente ci propone su noi stessi ed il mondo sono unicamente forme superficiali, la domanda fondamentale è “qual è la reale natura dell’essenza che testimonia ogni forma, come scoprirla?”.Questa domanda ti invita a raccoglierti sempre più nel cuore della tua stessa presenza, ti invita a sentire quell’essenza che permette ogni percezione ma non è una percezione, quell’essenza che ha identità ma non personalità, come ci ricorda Nisargadatta. Questa domanda è l’ultima verbalizzazione della mente, la definirei il pensiero più “onesto”, e se ci riflettiamo bene, questa formulazione mentale non si oppone a nulla. Semplicemente ti invita a fissare la tua attenzione alla radice, alla sorgente della tua stessa vita, là dove unicamente sei.I pensieri non sono un tuo affare, il tuo affare è reimmergerti nel silenzio che permette di sentire i pensieri e ogni altra cosa, nello spazio vuoto che consente ad ogni cosa di apparire e svanire. Più ti raccogli alla sorgente e più senti che i pensieri e le emozioni non solo non sono un tuo affare, ma non sono nemmeno un tuo non affare, e proprio per questo li puoi accogliere con una serenità un tempo impensabile. Da questa comprensione nasce poi la capacità di accogliere anche i pensieri e le emozioni di chi ti sta accanto.L’indagine interiore, infatti, più matura, più porta ad un distacco colmo di vicinanza, ad un’impassibilità colma di passionalità.
Ramana diceva che la domanda “chi sono io?” è sì un pensiero, ma è come quel bastone che viene usato per tenere ben raccolta la legna nel fuoco. Più lo usi e più si consuma da sé, sino ad esser gettato a sua volta nel fuoco. Più ti chiedi “cos’è quell’essenza che in me testimonia ogni cosa?”, più ti allontani dalle periferie della coscienza personale per entrare nel cuore della Coscienza originaria, dell’essenza.Non opporre alla mente un ulteriore pensiero come “non sei affare mio”, non opporre nessun pensiero al pensiero, ma semplicemente, una volta compreso e sentito che tutto ciò che puoi osservare non può essere l’essenza testimoniante, sposta il tuo sentire verso quella sorgente, là dove semplicemente sei. È come se il tuo sentire si rivolgesse verso se stesso, come se una goccia rapita dal mare e sollevata nel cielo da un forte vento ricadesse felice nel mare.
I mistici di ogni tempo insegnano che la nostra consapevolezza è come la luce di un faro. Se la punti verso un oggetto lo illumina e lo conosce. Se ti dimentichi del faro e inizi a credere solo a ciò che vedi, cadi nell’identificazione con il mondo delle cose che cambiano e finiscono (da qui la sofferenza e ogni paura). Se non punti la luce verso nulla di specifico, la luce, rimanendo alla sua stessa presenza, si autorivela.
Tags: Equilibrio interiore, Pace della mente
Commenti
Anch'io credo,intuisco e perseguo piu' che mai.Grazie,dal profondo del cuore.
Grazie!
RSS feed dei commenti di questo post.