La stanza dalle cento porte
Un uomo, dopo essere andato a coricarsi come ogni notte nel suo solito e confortevole letto, tutto d’un tratto si risveglia in un’enorme sala dal perimetro circolare, lungo il quale vi sono centinaia di porte chiuse, fatte di diverso colore e materiale. Nei primi istanti, il poveretto, crede e spera d’essere ancora immerso nel sonno, pertanto prova a stropicciarsi gli occhi, ma niente. Prova a darsi un bel pizzicotto sulla gamba, ma niente. A quel punto, in preda al panico, corre verso una porta per aprirla, sperando che dall’altra parte vi sia qualcuno in grado di aiutarlo a capire quel che sta succedendo, ma quando giunge di fronte alla prima porta vede un cartello affisso con scritta una parola: “Vita?”. Confuso guarda la porta accanto, e anche su questa vede un cartello affisso, ma con una diversa scritta: “Amore?”. Inizia quindi a percorrere il perimetro della stanza. Tutte le porte hanno un cartello affisso con scritta una parola seguita da un punto interrogativo: morte, amore, dolore, ricchezza, gioia, povertà, angoscia, successo, serenità, confusione, chiarezza, vita, odio, paura, tristezza, solitudine, fallimento, fama…
Sempre più confuso e spaventato l’uomo inizia a camminare per la sala con lo sguardo rivolto al pavimento e le mani giunte sul capo cercando un senso e una soluzione a tutta l’assurda faccenda. Ad un tratto vede che proprio al centro della sala v’è un grande specchio incassato nel pavimento in legno. Incuriosito si avvicina, ma appena vi è vicino vede che è quasi completamente ricoperto dalla polvere. Istintivamente si inginocchia e con la mano ripulisce una piccola parte di superficie dello specchio, quel tanto che basta per vedere malamente la sua immagine riflessa. Fissa per qualche istante il suo volto, ma qualcosa lo turba, gli sembra che il suo viso abbia fatto un mezzo sorriso nonostante lui non si sia mosso. Osserva con più attenzione e d’un tratto vede le labbra del volto riflesso nello specchio muoversi e sente una voce esclamare: “Ciao!” L’uomo torna a pizzicarsi la gamba, si schiaffeggia il viso, scuote la testa violentemente, ma nulla cambia, la voce ripete ancora: “Ciaoooo”. L’uomo inizia allora a gridare a squarciagola: “MI VOGLIO SVEGLIAREEEEEEEEEEEEE, VOGLIO USCIRE DA QUESTO INCUBOOOOOOOO!!!!!”.
Senza più forze e piangente cade a terra, ma proprio quando sta quasi per ricadere nel sonno la voce dallo specchio esclama: “Hooo, hoooooo, sono quiii!!!”
L’uomo a quel punto, raccogliendo l’ultimo granello di energia e coraggio che gli rimane, chiede con un filo di voce: “Ma chi sei tu e cos’è tutto questo?”
“Cosa vuoi che ne sappia io di cos’è tutto questo, non vedi cosa sono? Io sono solo un puro e semplice specchio che riflette la tua immagine”, risponde la voce.
Lentamente l’uomo si riavvicina allo specchio, e guardandovi nuovamente dentro vede il suo volto riflesso che sorride.
“Ecco, ora mi vedi?”, chiede la voce. “Si, ti vedo, ti vedo! Dimmi come posso uscire da qui!”, replica l’uomo.
“Ed io come faccio a saperlo? Sono solo uno specchio. Io ne so quanto te”, risponde la voce.
“Ma allora perché hai quel sorriso sulle labbra? Io non sto ridendo, e se tu sei veramente la mia immagine riflessa dovresti riflettere quel che veramente sono e non quel che vuoi tu. Inoltre tu parli, tutto ciò è assurdo!”
“Ma guarda che sei proprio un bel tipo! Io non ho una forma e non ho una sostanza, sono qui ora con il tuo volto e non so per quanto vi rimarrò prima di riapparire altrove con un altro sguardo, e tu vorresti che rispettassi i tuoi umori e le tue noiose parole? Io vivo l’istante e me ne frego dei tuoi guai. Sei tu quello che ha problemi esistenziali, io come posso averne? Sono solo un “rispecchiare”, sono assolutamente inesistente!”, afferma perentoria l’immagine nello specchio.
“Comoda la tua situazione! Tu ti godi l’istante mentre io devo risolvere i problemi reali!”, ribatte l’uomo.
“Certo, certo! Tu hai anche ragione guardando dalla tua parte, ma sai, da dove sono io, a volte, mi chiedo se non sia tu quello che non ha alcuna esistenza. Ti voglio confessare una cosa: lentamente ho scoperto che quando tu sei qui riflesso, con tutte le tue paure, le tue angosce e i tuoi desideri, se io mi limito a rispecchiarti nulla mi turba, e anche se tu ti specchi con quel viso terrorizzato e cupo che hai ora, io posso anche sorriderti. Se invece mi immedesimo nei tuoi problemi rifiniamo immediatamente nel mondo da cui provieni”, conclude la voce.
“Ma io voglio proprio tornare nel mondo da cui provengo!? Io voglio solo sapere come si fa ad uscire di qui!”, prosegue l’uomo.
“Ma sei cieco? Non vedi che vi sono mille porte? Non hai mai avuto così tante possibilità di scelta in vita tua, e proprio ora ti chiedi come si fa ad uscire da qui?! Quando non avevi nessuna libertà, quando avevi sempre e solo un’unica possibilità di scelta e di azione, quando vivevi come uno schiavo non ti sei mai chiesto come uscire da quella condizione, mentre ora che hai tutte le porte a tua disposizione mi chiedi come si fa ad uscire. Non ti sembra assurdo?”, risponde lo specchio.
“Tu sei ceco!”, grida l’uomo, “Non vedi quei maledetti cartelli affissi?! Perché quei punti di domanda?”
“Perché così è la vita. Sono solo gli uomini ad aprire le porte della vita convinti che al di là vi troveranno quel che la loro mente e il loro desiderio vogliono ottenere. Ma la verità non è questa e tu lo sai. Cosa ti garantisce di raggiungere quel che cerchi e come fai a sapere se quel che desideri è veramente quel che vuoi se non lo hai mai avuto o vissuto prima? Ma ancor più, come fai a sapere se quel che desideri è veramente ciò di cui hai effettivamente bisogno?”
“E se sbaglio porta e incontro la morte?”, chiede l’uomo.
“La morte? Cos’è la morte? Non conosco questa parola”, risponde la voce.
“È la fine di tutto, credo”.
“La fine di tutto cosa? Cos’è questo tutto? Cosa sta accadendo qui di così “Tutto” come tu dici? Io vedo solo un volto pieno di paura e sento parole sempre uguali. Non mi sembri niente di così “Tutto”!”, prosegue la voce.
“E se mi dovesse attendere una strada di fallimenti o di dolore? Come faccio a scegliere la porta giusta”, chiede l’uomo.
“Ma non capisci ancora? Non esiste la porta giusta o la via giusta. L’unica cosa che puoi fare è smettere di cercare e credere a quel che sta scritto sulle porte. Se continui ad aspettarti qualcosa da quel che v’è dietro una porta, mai nulla ti appagherà veramente, perché non varcherai mai la soglia per il puro piacere di vivere l’ignoto, ma cercherai solo e sempre quel che ti è noto, anche se quel che già conosci sai bene che non ti ha mai dato risposta alcuna. Così Io vivo, ed Io sono prima che tu fossi, ed Io sono quando tu più non sarai! Ora vai apri una porta qualsiasi e torna nel tuo letto a dormire. Ma stai attento a non guardarti più in alcuno specchio perché Io ti riapparirò.
Pier
Commenti
l'inconscio, quello che devi vivere e non sai; anche se vuoi andare
in una direzione la vita ti porterà altrove. Propositi sono tutte
incertezze da vivere.
Potrei postarlo nel blog?
Buona Vita
Antonella
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