Il nostro cervello è in pappa!
Sara ha scritto: Caro Pier, non so cosa mi succede, anche se mi sento via via un po' più serena, non capisco perché mi ritrovo spesso a piangere, anche ora, mentre scrivo, piango per delle piccole cose, una musica, una frase, un tuo commento, guardando un angolo della mia piccola e modesta casa dove è posto un vaso di fiori. Come una scema, alla mia età, le lacrime mi sgorgano da sole, anche se io non voglio, mi sta andando in pappa il cervello? Certi momenti mi sento scoppiare il cuore d'amore, certi altri penso di essere arida. Con la mia famiglia va molto bene, ultimamente tutti mi ricoprono di attenzioni, di gentilezze e piango…
Con gratitudine,
Sara
Pier ha risposto: Cara Sara, non preoccuparti, il cervello di tutti noi è in pappa, da sempre e per sempre, e questa nostra società ne è la prova. Il problema è che non lo sappiamo, anzi, ci aggrappiamo ai nostri pensieri, alle nostre convinzioni, ai nostri pregiudizi e alle nostre idee, convinti che senza non si possa vivere, quando in realtà la vita inizia proprio e unicamente quando in noi accade il silenzio, il vuoto e la pace della mente.
La nostra coscienza vive imprigionata in un dedalo di pensieri ove costantemente lotta per trovare un senso, un ordine, un fondamento, nonostante sia impossibile! Non possiamo trovare risposte né significati reali attraverso le creazioni della nostra piccola mente. Questo infinito universo accade istante dopo istante immotivato, ben indifferente alle fantasticherie dei nostri pensieri. Tutto ciò che v’è di più prezioso e vero non è comunicabile, non è pensabile, ma unicamente esperibile. Tutto ciò che è verbalizzabile, definibile e trasferibile è breve e superficiale come un riflesso in una pozzanghera estiva.
Quanto siamo persi e confusi in riflessi di pozzanghere, nonostante sopra le nostre teste vi sia uno sconfinato cielo! Cara Sara, se fra un pensiero e l’altro la tua coscienza riesce a fare capolino fra le nuvole della mente, percependo un piccolo e tenue raggio di luce, cosa vuoi che possa fare, almeno in principio, se non piangere? Lascia che sia, non permettere che la mente si preoccupi di se stessa chiedendosi se sta impazzendo: questo è solo uno dei suoi mille stratagemmi per evitare di perdere il controllo. Se il pianto affiora, bene, ma non alimentarlo, non reprimerlo, non intervenire, poiché nel nostro mondo interiore l’unica cosa che dobbiamo impegnarci a fare è non reagire!
Ricordi la sempre valida metafora del torrente? Le sue acque sono torbide a causa della piena. Noi vi saltiamo dentro e le agitiamo ancor più cercando di rimuovere con le mani foglie e detriti. Identica è la condizione che viviamo nella nostra coscienza. L’ambiente in cui cresciamo e a cui ci affidiamo, con il passare del tempo ha ingrossato le acque del nostro torrente interiore, sino a renderlo così torbido e inquieto da farci desiderare calma e trasparenza. Disperati ci gettiamo nel suo greto e tentiamo con ogni mezzo di riportarlo alla calma, ma così peggioriamo unicamente le cose.
La nostra mente è turbata a causa nostra, poiché noi siamo quel turbamento, e anche il desiderio di pace non è altro che il prodotto ultimo del turbamento, pertanto ogni azione diretta che compiamo non può fare altro che peggiorare le cose.
Sara, tu dici: “Certi momenti mi sento scoppiare il cuore d'amore, certi altri penso di essere arida…”. Lascia che il raggio di sole penetri senza compiere azioni, senza sovrapporgli parole, intenzioni o altro. Qualcosa sta affiorando dal tuo cuore, lascia che la mente oscilli fra le sue interpretazioni: “mi scoppia il cuore… sono arida… mi scoppia il cuore… no, sono arida…”. La mente cerca sempre di definire, capire, interpretare, e così agita la superficie della coscienza e rovina tutto. Lascia che parli, ma non prestarle credito. Parlare è la sua funzione, il suo senso, a volte utile, troppo spesso dannoso.
Tags: Emozioni
Commenti
Ciao
Silvia
Un abbraccio,
Pier
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