Su Osho: vivere pericolosamente
Alice ha scritto: Caro Pier, la mia domanda, o richiesta di condivisione, riguarda il maestro spirituale indiano Osho, che, ho notato, ha ispirato anche te. In breve, leggendo Osho, mi è parso di capire che lui è piuttosto contrario alla figura dell’intellettuale. Rifugge sicurezza ed erudizione come se fossero i mali peggiori per l'uomo e per il suo sviluppo spirituale.
Ora, io so che il troppo pensare non porta a niente di buono (provato sulla mia pelle!), ma so anche che il non pensare per niente può portare a un eccesso di ingenuità, che purtroppo in questa società non è davvero un bene. Ho pure conosciuto molte persone che non sono finite bene per la loro troppa fiducia e ho cercato di fare tesoro della loro esperienza. Altresì trovo bello filosofeggiare e porsi domandi importanti, tra le quali mi chiedo come mai gli intellettuali fossero così infelici sebbene avessero la possibilità di vivere una vita libera da molte fatiche riservate a uomini più comuni.
Per farla breve, quello che non capisco, e che magari tu invece hai compreso, è perché per essere una persona che si vuole avvicinare all’Essenza bisogna per forza rinunciare alla stabilità e al ragionamento? Mi sembra estremo. Queste considerazioni arrivano dalla mia lettura del libro "Ricominciare da sé" di Osho, letto recentemente. Leggere queste pagine mi ha fatto sentire un po' triste perché a me ad esempio piace la stabilità, così come mi piacciono le nuove avventure e ragionare sulle cose che vedo e sento. Mi piace interpretare e confrontarmi. È veramente necessario mollare tutto, lavoro, casa e quant'altro e vivere pericolosamente per avvicinarsi “all'ombelico”, come dice Osho? E quel “pericolosamente” cosa vuole dire in parole povere?
Un caro saluto,
Alice
Pier ha risposto: Ciao Alice, per la mia esperienza Osho non può essere compreso con la lettura di un libro. Un libro può essere un'ispirazione che, se ci chiama, richiede la prosecuzione dell’indagine attraverso altre e approfondite letture. Osho non parla in forma logica, ma usa dialettica e contraddizione in abbondanza come strumenti atti a far nascere un’intuizione nel suo ascoltatore. È interessato a risvegliare un dubbio, un ragionamento autonomo e un intuire più che voler comunicare qualcosa di preciso da comprendere. E infatti mi pare che tutto ciò stia accadendo anche a te. Ti stai interrogando, ti chiedi cosa significhi vivere pericolosamente, lasciare andare le sicurezze. Le domande che ti stai ponendo sono più importanti di ogni risposta che tu possa ricevere. Se ci si perde nelle sue letture, infatti, si troveranno mille cose dette e poi contraddette, cose sostenute e poi smentite. Per un lettore superficiale questo maestro può sembrare un individuo affetto da Alzheimer o un ciarlatano dotato di un'ars oratoria più o meno interessante, ma le cose non stanno così.
Osho non ha scritto nulla, tutti i suoi libri sono trascrizioni di risposte che dava direttamente ai suoi discepoli, ne consegue che attraverso la risposta non sta creando una teoria o esponendo una filosofia strutturata, ma sta colpendo direttamente e personalmente la persona che ha posto la domanda, a un livello, che mi verrebbe da definire intimo - esistenziale. Oltretutto, molte persone a cui risponde le conosce personalmente, profondamente, di guisa alcune sfumature e paradossi apparenti il lettore non li potrà mai capire. Fatte queste fondamentali precisazioni, se si persevera nella lettura di Osho si scopre comunque una profonda armonia e coerenza presente nei suoi discorsi. Una sorta di fiume sotterraneo di consapevolezza che gli permette di giocare con le infinite sfumature e contraddizioni del mondo fenomenico e mentale al fine di disorientare e illuminare il lettore o l’ascoltatore.
Per quanto riguarda il problema degli “intellettuali”, secondo me, la critica che muove Osho non è relativa al desiderio di comprendere, studiare e riflettere, ma al rischio di usare la cultura per innalzare se stessi, per nascondersi alle proprie miserie spirituali, appagando bisogni di grandezza e autoritarismo. Non è perché so tutto su molte cose che divengo saggio. Posso essere estremamente erudito, colto, capace di citare tutto e tutti nel momento opportuno, ma ciò non significa che interiormente si capace di amore e vera intelligenza. L'intellettuale, per Osho, è quel soggetto che non ha studiato, faticato, viaggiato e ricercato con l'unico fine di scovare la verità, l'amore e il vero equilibrio dentro e fuori di sé, ma ha fatto ogni cosa per potersi difendere, sentire superiore agli altri, per poter usare le parole come armi di difesa e conquista.
Quanti intellettuali citano parole di libertà, amore e bellezza ma poi nell'intimità delle loro vite sono vuoti, spaventati, nevrotici? Io posso leggere e ripetere dalla mattina alla sera i Vangeli, le Upanshad, il Dammapada, il Corano, la Bibbia, Socrate, Plotino, Aristotele, Epicuro o gli Stoici, posso fare splendide citazioni su S. Agostino, M. Ekart e compagnia bella, ma se non ho guardato dentro di me, se non ho indagato le brutture e le piccolezze del mio animo con coraggio e onestà, per comprenderle ed eliminarle, a cosa mi servirà tutto ciò? Unicamente a ingannarmi, a nascondermi da me stesso per non fare la fatica di cambiare veramente. Sarò come un escremento ricoperta di cioccolato, e non v'è nulla di più pericoloso di una persona così. Le persone che si mostrano per quel che sono, fossero anche orrende nell’animo, non sono poi tanto pericolose. Forse ripugnano, ma proprio per questo ne stiamo lontani. Ciò che si mostra per quel che è lo posso evitare o amare!
L'intellettuale, l'erudito, nel linguaggio di Osho, sono i finti saggi, pappagalli che ripetono e indottrinano la gente senza sapere ciò che dicono, per il puro piacere di essere su un piedistallo, che a ben vedere non è nulla più di un trespolo in una gabbia di vuoti concetti. La parola amore non è amore. Un uomo che parla di pace, armonia e amore non è detto che viva dentro di sé queste dimensioni. Pensa agli scandali dei preti pedofili. Questi facevano messa, blateravano di Dio e del regno dei cieli, di castità e purezza, quando poi le cose nel loro cuore e nella loro mente stavano messe ben diversamente. Osho mette in guardia da tutto questo! Non sono le parole, l'ars oratoria o la cultura a fare il valore etico e spirituale di una persona, ma la reale condizione della sua mente e del suo cuore. Un cuore limpido, aperto e sensibile, una mente vuota e silenziosa, possono anche non sapere nulla di tutte le filosofie, le religioni e le teorie del mondo, eppure vivono in piena onesta e libertà.
Un altro aspetto che riguarda il problema del sapere usato come difesa è che quando un individuo studia, riflette e indaga senza guardare e vagliare dentro il suo stesso animo la validità delle parole e dei pensieri che sta acquisendo, inevitabilmente diverrà una mente sempre più zeppa di vuoti concetti e sempre più lontana dalla realtà. Chi si perde nella mente, nelle parole, nel voler controllare e definire la vita attraverso i ragionamenti, le teorie e le vane speculazioni, vede aumentare parallelamente la paura di affrontare l'ignoto. Questo, dal mio punto di vista, è ciò che Osho intende con vivere pericolosamente, senza aggrapparsi a nulla, senza certezze o cose scontate.
Non fraintenderlo, Osho non ha mai parlato di abbandonare affetti, relazioni, famiglia, lavoro e difficoltà del quotidiano vivere. Anzi, ha sempre criticato chi fugge da tutto ciò additandoli come pusillanimi che non sanno affrontare la complessità della vita moderna, con tutte le sfide e le incognite che impone. Inoltre ha sempre sostenuto che nell'isolamento e nella fuga dal mondo è molto più facile auto-ingannarsi pensando di aver raggiunto chissà cosa, visto che non v’è nessuno che possa smentirci. Una serenità e una pace che non comprendono in sé il rumore, i giochi e le astuzie della “piazza” spesso sono solo una fuga dalle difficoltà. Vivere pericolosamente significa vivere senza preconcetti, senza condizionamenti, senza difese, aperti all’ascolto dell'altro, sensibili a tutto ciò che accade, capaci di sentire l'immenso dolore che abita i cuori delle persone. Significa essere capaci di trasformare tutto ciò attraverso una vera alchimia esistenziale, non seppellendolo sotto cumuli di inutile sapere. Questo, per me, è ciò che intendeva Osho.
Tags: Maestri spirituali
Commenti
Auguri
io leggendo Osho mi sono liberata da tanta spezatura e confusione. E, se non sei consapevole, la spezatura e la confusione si formano ogni giorno. Magari, adesso so di cosa si tratta e posso liberarmi ogni giorno. Quando vado a dormire chiudo la porta del passatto, mi dico adio carisssima e entro nel più grande buio che mi posso imaginare. Al mattino sono nuova fresca...
La meditazione dinamica ha fatto dei miracoli per me, e la continuo fare quanto sarà necessario...mi scopro ogni giorno, il mio mondo si sta allargando.
Osho mi rende independente.
Un abbraccio!
la tua domanda secondo me si riduce in due parole: vivere o sopravvivere. C'è chi usa la propria mente e vive anche a costo di grandi sofferenze perchè vittima della stessa o chi si limita a sopravvivere. Ti cito parte di un pensiero di Lao-Tse: gli uomini hanno atteggiamenti, armoniosi o ribelli, che dipendono dalla mente. Quando la mente è disciplinata, l'atteggiamento è armonioso; quando la mente è indisciplinata, l'atteggiamento è ribelle. Quindi buon lavoro a tutti noi. Bacio Enza
sono nuovo di questo Blog,
penso di poter imparare tante cose per contribuire a migliora questo mondo.
grazie
RSS feed dei commenti di questo post.