Uno specchio, una spugna e un pennarello
Nadia ha scritto: Ciao Pier, sono Nadia e ci siamo scritti un paio di volte. Leggo sempre le tue risposte e tante volte vorrei scrivere o commentare, ma poi: il silenzio. Mi chiedo a volte tutto questo parlare a cosa serva se non a continuare a comportarci ognuno come ci va. Leggiamo, ascoltiamo, andiamo a conferenze e tanto altro, ma la realtà è ben diversa e tutti i giorni ci scontriamo con mille conflitti e tanta gente che non sa e non vuole sapere quanto è difficile vivere! A volte vorrei sparire e non sentire più nulla.
Pier ha risposto: Ciao Nadia, condividi! Perché non farlo? Cos’hai da perdere? Il tuo desiderio di sparire e non sentire più nulla? Non mi sembra qualcosa di gran valore! Lasciati andare, libera tutto quel che hai dentro, sensato, insensato, saggio o sciocco. Il punto non sta in cosa condividiamo, in quante parole utili o inutili spendiamo, ma nel lasciarsi andare alla bellezza di sentirsi parte di un processo di cambiamento più grande di noi. Ti chiedi a cosa serva tutto questo parlare. La mia risposta è che non serve a nulla! Non ha nessun fine, nessun obbiettivo. Tutto ciò è figlio del puro piacere dell’essere insieme, del sentire che non si è parte di un mondo alienato ma di una realtà organica, viva, che si cura di sé stessa e delle sue parti. Che senso ha l’amore, il piacere di bere il caffè ogni mattina, per trenta, sessant’anni, di fare un passeggiata con i propri figli, di accompagnare i propri vecchi genitori nella fragilità della vecchiaia? Che senso ha tutto ciò? Non lo so! So che se ci si abbandona al sentire e al vivere pienamente le cose, tutto ci appare di immenso valore. Ma un senso, no, non lo trovo. “Un senso” significa fare “questo” in vista di qualcos’altro, vivere le cose unicamente come mezzi per raggiungere dei fini, ma gli aspetti più profondi della vita, se ben osserviamo, non hanno alcun senso inteso in questo modo. Giocare in borsa è qualcosa che esiste unicamente per un senso: guadagnare denaro. Se così non fosse basterebbe il Monopoli. Lottare, competere, prevaricare, sono tutte cose che hanno un senso: affermare se stessi! L’ego ha sempre un senso giacché vive solo per fare dell’adesso qualcosa di utile domani.
L’ego fa ogni cosa in vista di un fine che appena ottenuto non ha già più alcun significato, e subito crea un nuovo fine. Questo è il processo del divenire, ciò che permette al nostro ego di sopravvivere. Se perdiamo l’idea di poter divenire ci suicidiamo o ci risvegliamo al presente. I nostri affanni hanno tutti un senso, ma per quel che riguarda il nucleo più profondo delle nostre esistenze “ogni senso perde il suo senso” giacché il presente è il centro della sua realtà. Ma di cosa è “fatto” il nucleo più profondo delle nostre vite? Silenzio, amore, gioco, creatività. Il silenzio della mente e del cuore non ha un senso ma un valore in sé e per sé. A cosa serve se non ha sé stesso? Stesso vale per l’amore e il gioco. Non si gioca mai per qualcosa che accade o accadrà fuori dal giocare stesso. Insomma, condividi per il puro piacere di condividere, abbandona gli ancoraggi della tua mente e lascia che le parole escano, incontrino, ritornino, si confondano e confrontino. Forse dopo tutto questo, un giorno verrà anche un gran silenzio, una grande quiete, ma non come un qualcosa di ricercato, di voluto in opposizione ad uno sforzo, a cose fatte senza piacere.
Iniziamo a goderci il piacere della ricerca, delle confuse parole, del desiderio di vivere incontrando, sbattendo contro la vita e svolazzando a mezzaria come galline nell’aia, così tutto verrà da sé, in sé e per sé. Sai quante volte mi capita di rileggere le risposte che dò finendo con il dirmi: ma non ha nessun senso! E poi mi rispondo: in effetti non ha nessun senso! Anche adesso, cosa tireremo fuori alla fine di questa tua lettera e della mia risposta se non un momento di presenza e di attenzione reciproca? Ma cos’altro dovremmo fare? Non è proprio questo il centro, il punto essenziale: presenza e attenzione per sé e per l’altro, priva di scopi e di obiettivi esterni al loro stesso accadere? Essere unicamente e totalmente qui, adesso, attenti reciprocamente, questo è il centro!
Ed è partendo da questa disposizione che ora ti chiedo: dove sono i tuoi problemi adesso? Dov’è finito il tuo desiderio di sparire, di essere nulla? Nel nulla! È sparito lui, e tu sei presente più che mai, adesso. Lo senti? Lo vedi? Fallo, abbandonati al presente!
Ma entriamo ancor più nelle tue parole. Mi chiedo perché ti faccia cruccio della gente che “non vuole sapere o non sa quanto è difficile vivere”? Magari per loro non è così difficile. Qualcuno forse sta meglio di noi e se la gode bellamente, qualcun altro sta ben peggio ma non lo sa, perciò non è ancora un suo problema, e non comprendo perché dovrebbe divenire nostro: “vivi e lascia vivere”. Il nostro unico fuoco d’attenzione, dal mio punto di vista, dovremmo essere noi stessi, la nostra consapevolezza, il nostro “giardino interiore”, almeno sino a quando questi non saranno curati e fioriti.
Chi si è perso nel labirinto della vita e cerca la via d’uscita con tutte le sue forze, dopo ogni errore e strada sbagliata pensa sempre e solo di avere aumentato le possibilità di imboccare la via giusta. I condizionamenti mentali ed emotivi che ci imprigionano sono sempre cosa limitata. Possono essere cento per te e mille per me, ma sempre limitati sono, se così non fosse non sarebbero condizionamenti ma benedizioni. La natura del condizionamento è proprio quella di limitare, isolare, chiudere la percezione sconfinata della coscienza in piccole cellette buie, di guisa deve essere a sua vota cosa limitata. Stando così le cose, per ogni errore e vicolo sbagliato che imbocchiamo con consapevolezza, la conoscenza della buona via si fa sempre più profonda e la gioia del procedere sempre si rinnova nonostante le difficoltà. Dobbiamo iniziare a comprendere e sentire tutto ciò, poiché vedere come il nostro dolore e le nostre paure siano fenomeni limitati e transitori ci apre alla potenza della speranza e delle fiducia, unici veri motori che ci possono spingere oltre ogni confine.
Cara Nadia, tu dici: “Mi chiedo a volte tutto questo parlare a cosa serva se non a continuare a comportarci ognuno come ci va.”
Anche questo è sempre soggettivo. V’è chi parla dalla mattina alla sera di etica, spiritualità, va a conferenze, convegni, conventi, ashram e monasteri, unicamente per fuggire da se stesso, girando in tondo, crogiolandosi nell’idea di essere un grande uomo, riuscendo così ad evitare magistralmente l’incontro con il vero essere che è in lui. Sai, le vie di fuga dall’incontro con se stessi sono infinite, e le più ingannevoli ritengo siano proprio molte di quelle con scritto all’ingresso “sentiero per i ricercatori spirituali”. V’è poi chi spende poche parole e non viaggia molto, ma avendo orecchie e cuore ben aperti e sensibili, non appena arriva il momento propizio per il cambiamento si lascia andare permettendo alla vita di trasformarlo per sempre.
La maggior parte di noi ha però bisogno, almeno in principio, di molte parole, molti voli pindarici seguiti magari da rovinose cadute. La maggior parte delle persone vive in una condizione mediana, desidera cambiare la propria vita, ma ne ha il timore, e per questo si tira in dietro ogni volta che sta proprio sulla soglia del cambiamento. Uscire dai propri condizionamenti e dalle proprie paure è un gioco di pazienza, continua rimessa in discussione e coraggio. Lasciamo perdere quel che fanno gli altri e iniziamo a chiederci cosa stiamo facendo noi, dove siamo e cosa vogliamo.
Tu dici: “…tanta gente che non sa e non vuole sapere quanto è difficile vivere!” Forse è vero, molta gente non sa, molta gente si stordisce con tv, vacanze, lotte inutili, immaginazioni, droghe, alcool e sesso. Ma tutto ciò non è forse frutto proprio di un vedere quanto è difficile vivere senza riuscire a trovare il modo più sano per rispondere ai problemi? In fondo siamo tutti uguali, navighiamo tutti in mare aperto.
Infine dici: “A volte vorrei sparire e non sentire più nulla.” Credo che ti stia sbagliando. Non sul desiderio di sparire e non sentire più nulla, ma sul soggetto di questa tua affermazione. Confondi te stessa con la nebbia che ti avvolge. Tu non puoi sparire! Nessuno di noi potrà mai sparire, nemmeno suicidandosi. Sparire non è un vocabolo che fa parte della vita. Possiamo trasformarci, ma non sparire.
L’esistenza è formata da solo tre cose: uno specchio, una spugna e un pennarello. Tu sei lo specchio, la consapevolezza è la spugna e il pennarello e la mente. Quando la consapevolezza è addormentata la mente disegna senza sosta mille cose sulla superficie dello specchio, belle, brutte, buone, cattive, sino al punto in cui lo specchio non riesce più a riflettere la vastità e la bellezza della vita a causa del troppo inchiostro, delle troppe esperienze passate, accumulate, dei troppi pensieri e desideri inappagati. Ecco, però, che proprio il dolore che nasce dal sentirsi soffocati risveglia lentamente l’energia della spugna.
L’unica cosa che può e deve sparire è l’accumulo di inchiostro sullo specchio della Coscienza. La spugna non può rompere lo specchio, lo specchio non può infrangersi da sé e l’inchiostro non può scrivere indelebilmente sulla coscienza. Pertanto rimane a noi la fatica di dover sfregare intensamente, poiché l’inchiostro, spesso secco e formato da sovrapposti strati, non si leva facilmente dallo specchio. Stai molto attenta a non confondere lo specchio con l’inchiostro o dimenticare l’esistenza della spugna. Prima scriviamo un’infinità di cose sullo specchio della coscienza, poi, non vedendo più nulla, ci disperiamo imprecando e desiderando che lo specchio sparisca perché non c’è più spazio per disegnare. Cara Nadia, veramente, solo un po’ di colpi di spugna, niente di più!
Lo specchio è l’essenza della vita stessa, sei tu! Ne deriva che non puoi svanire né essere velata per sempre ai tuoi stessi occhio. Questa è la storia di tutti noi: nulla più che una faccenda di pulizie domestiche!
Tags: Sofferenza, Aiuto psicologico
Commenti
Vedi,D. perche' mi piace e mi fa bene leggerti?Perche ' ho ancora bisogno,tutti i giorni,di leggere le tue parole come una Preghiera,esse mi danno la spinta,un Senso,anche nel mio non-Senso,Esse mi spronano,con sempre nuovi spunti, a resistere alle lusinghe dell'ego che tanto mi provoca..
Mi sento confortata,a sentirmi paragonata ad una gallina che starnazza nell'aia, perche' almeno le mie
cazzate si confondono con le altre,e possono poi disperdersi nell'ampio cortile, lasciando "un senso?" esternato e trasformato,li, dove si e' consumato.
Buon razzolamento
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Stavo stirando,oggi ed ero tutta presa dalle pieghe della camicia,nessun pensiero mi prendeva, mentre ascoltavo a tutto volume il Vasco,E Gia',dal bagno cantava a squarciagola mia figlia,mio marito chinato a giocare col cane,e l'altro figlio a urlare,Abbassat e,abbassate!!Ho pensato,che grazia,che meraviglia!e' forse questo un Senso?
Credo di si,perche' questi "quadretti" familiari sono sempre accaduti,ma io,presa dai miei pensieri,non mi fermavo mai dentro un istante,tra un pensiero e l'altro a porgermi al silenzio,ed ascoltare "cosa accade ora".Mi sono commossa come se stesse succedendo per la prima volta,e per l'ennesima volta ho goduto di una "sciocchezza".Q uello che volevo dire a Nadia e' che e' proprio vero il detto "il silenzio e' d'oro" esso puo' veramente "parlarci" di tante cose. Nadia dice:
perche',Nadia non ci racconti di quei silenzi? tutte le cose che vengono fuori,da quei silenzi?Potrebb e essere un bel modo di continuare a strarnazzare nell'aia,tanto, sono solo Coccode'....
Grazie Pier
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