Amicizia o relazione di coppia
Uillo ha scritto: Ciao Pier, ho letto il tuo pensiero relativo alla marginale importanza del sesso in un rapporto di coppia. Alla luce di ciò mi sono perciò chiesto quali potessero essere le reali differenze tra quella che noi definiamo una relazione sentimentale a lungo termine, nella quale la passione e il batticuore sono naturalmente venuti meno rispetto alle fasi iniziali, e una bella, profonda e duratura amicizia. Nello specifico, condividendo all'interno dei due contesti relazionali le medesime dinamiche di profonda conoscenza interiore, quali sono le differenze che si distinguerebbero tra i due rapporti? Come ci si accorge (passione a parte) che una relazione si è trasformata in un'amicizia e viceversa?
Pier ha risposto: Mi chiedi come ci si accorge che una relazione si è trasformata in un'amicizia o che un'amicizia si è trasformata in un rapporto di coppia? Dovremmo chiederci cos'è l'amicizia e cos'è un rapporto di coppia. Una storia infinita direi. Come accorciarla? Come evitare di farla finire nella noia e nella disillusione? Disilludendoci sin dal principio! Cosa cerchiamo in un rapporto di coppia? Praticamente tutto! Solitamente si crede, o almeno si spera, che nell'altro si troverà la metà della mela, l'anima gemella o l'amore eterno. Ma se mettiamo da parte le belle parole, belle quanto vuote e inutili, cosa ci rimane? Desideri, proiezioni, condizionamenti, progetti, volontà, aspettative... La relazione di coppia dura meno, è più dolorosa, finisce più spesso in omicidi-suicidi, drammi, follia e disperazioni rispetto alle amicizie proprio per questo: è molto più carica di aspettative, desideri e altre cose. L'amicizia invece?
Molto spesso è un luogo di fuga dalla realtà conflittuale del quotidiano, del lavoro e anche della relazione di coppia. Nella visione comune l'amico ci ascolta sempre, è sempre disponibile, non ci contraria mai, ma ci sa donare il suo punto di vista, che solitamente risulta anche peggio del nostro, il che ci consola. Ed ecco che tutto, nell'amicizia, diviene leggero, indolore, accomodante, tremendamente accomodante, siano a rasentare l'inutilità, la banalità più estrema. Per questo tante amicizie finiscono, ma senza troppo rumore. Come dice la voce narrante alla fine del film “Stand by me”: “...gli amici vanno e vengono nella vita come i fattorini in un albergo... Non ho mai avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?”. Che film meraviglioso!
Nella relazione di coppia soffriamo le pene dell'inferno, a lavoro lottiamo per il denaro e una posizione, nell'amicizia ci consoliamo, “tu sei ok, io sono ok”, come diceva De Mello. Se poi l'amica o l'amico ci regalano un po' di sesso, non male. Peccato che il sesso sia un nostro cruccio, un nostro desiderio difficilmente gestibile. Basta, infatti, un secondo, anzi, un orgasmo, per trasformare un amica in un amante, e due orgasmi per fare dell'amante una moglie. Ed eccoci punto a capo, persa l'amica trovata una compagna o una moglie. Ora si deve ripartire da zero: trovare un'amica o un amico, amante, seconda moglie...
Esagero, troppa ironia? Come cambiano gli stati d'animo, come cambiano i nostri sentimenti per chi ci sta accanto! Le persone ci servono per portare a termine i nostri progetti, per soddisfare i nostri desideri, e quando il progetto o il desiderio sfuma, via! Nuovo giro nuova corsa: sempre che si abbiano ancora le energie e non si sia finiti troppo male.
Questo è il gioco della coppia e dell'amicizia inconsapevoli, un gioco dove le etichette cambiano sulla fronte delle persone a seconda dei colori mutevoli che il nostro film interiore proietta sul mondo. Un gioco dove i progetti e i sogni contano più delle persone e della realtà. L'amica diviene l'amante, l'amante la moglie, l'amico il nemico, il nemico un maestro, il maestro un impostore..., e la ruota gira, senza un senso e senza pace. La buona notizia è che questa ruota ha un mozzo, un fulcro immobile che le permette di andare avanti. Questo fulcro è la nostra Coscienza profonda, quell'essenza a noi tanto intima quanto amena, da cui tutto affiora e che tutto sostiene. Il guaio è che i più non ne sanno nulla di questa Coscienza. Che buffo, non sapere nulla della nostra stessa natura! Come può accadere? Questo accade perché siamo troppo attratti dal movimento vorticoso della ruota, che con le sue mutevoli forme ci incanta e incatena al divenire fenomenico siano a farci perdere la testa, sino a nausearci, per poi lasciarci vecchi ed esausti, delusi e morenti con la “punta del naso che puzza da gomma bruciata”. Cerchiamo tutto là fuori, fra le persone, gli oggetti, i corpi, le stelle e le montagne. Sesso, affetto, consolazione, significato, salute, potere, successo: tutto fuori, lontano da noi. Vogliamo e desideriamo tutto perché in fondo sappiamo che, per quello che di noi conosciamo, meno di nulla siamo. Crediamo di essere un corpicino piccolo e fragile in un universo infinito, e per quanto proviamo ad accantonare questa idea, essa permane facendo capolino fra le pieghe di ogni nostro desiderio, pensiero e azione. “Amiamo” quando sentiamo che l'altro ci è vicino, ci riscalda con la passione del suo corpo, delle sue parole e del suo progettare un futuro condiviso. “Amiamo” disperatamente, ma nulla possiamo contro la noia, il tempo e i numerosissimi eventi della vita, che intrisi della nostra inconsapevolezza ci deludono continuamente, logorandoci nel corpo e nella mente, trasformando troppo spesso e facilmente il volto dell'amato nell'ombra di un traditore.
Ma cosa ci si può aspettare da un amore o da un'amicizia che affiorano dal bisogno di coprire il senso di impermanenza e solitudine che albergano nei nostri cuori? Non sarebbe meglio chiamare questo tanto tormentato amore desiderio di fuggire il vuoto e la paura? La ruota del mondo gira, le cose non rimangono mai uguali, la vita si tramuta in morte e la morte lascia il posto a nuova vita, ma questo movimento non lo vogliamo, ci inquieta, ci angoscia. Noi vogliamo certezze, vogliamo una vita che duri per sempre, senza morte e cambiamenti indesiderati. Vogliamo successo stabile, conti bancari crescenti, piaceri sempre nuovi, e se questo non lo possiamo ottenere perlomeno possiamo lamentarci, disprezzare, invidiare e imprecare contro il mondo. Ma è tutto qui?
Siamo solo un affannoso e inutile sforzo che nasce dal tentativo di affermare la nostra esistenza, la nostra grandezza e potenza in una realtà di impermanenza senza significato? Se provassimo a riporre il sesso nel suo giusto cassetto, un atto finalizzato alla riproduzione e/o una dolce possibilità di celebrare il piacere e la bellezza della corporeità, senza appesantirlo inutilmente con sogni di piacere sconfinato o con ossessioni umilianti?
Se provassimo a fare i conti con quel senso di annientamento che ci coglie quando non ci sentiamo visti, ascoltati, apprezzati, coccolati, motivati, senza cercare vie di fuga che nei fatti ci rinchiudono unicamente in circoli viziosi? Se provassimo a fare i conti con la realtà della morte, con il passare del tempo e il folle bisogno di possesso e successo che logorano la nostra società? Se provassimo ad interrogarci onestamente sull'amore? Amore e amicizia probabilmente inizierebbero ad apparirci come parole vestite da Re, ma che nei fatti sono infestate da escrescenze del nostro egocentrismo. Se provassimo a rallentare? Se provassimo a voltarci e a comprendere realmente chi siamo? Siamo sicuri che prima del nostro desiderare non ci sia nulla che valga la pena di esplorare? Siamo sicuri che il desiderio sia più rilevante e appagante della stessa sorgente da cui affiora la possibilità di desiderare? Mi chiedi come ci si accorge che una relazione si è trasformata in un'amicizia o che un'amicizia si è trasformata in un rapporto di coppia? Che differenza fa?
Il vero amore rimane Re qualunque sia il vestito che indossa! Non ci siamo annoiati troppo? Il nostro è un amore vivo?
Tags: Ricerca della felicità, Emozioni
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