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Storie e racconti

Vuote parole

monaciIn Oriente c'erano due templi nemici tra loro. I monaci erano talmente rivali da aver smesso perfino di guardarsi. Se si incontravano per la strada non si salutavano, non si parlavano: da secoli ormai i "religiosi" di questi due templi non si sopportavano. Ma ciascuno di questi monaci aveva un ragazzino che lo serviva, che faceva per lui le commissioni di routine. Pertanto i monaci temevano che i due avrebbero potuto fare amicizia tra loro, dopotutto i bambini sono sempre bambini. Un monaco disse al suo giovane aiutante: "Ricordati che l'altro tempio è nostro nemico. Non parlare mai con il ragazzino dell'altro tempio. Quella è gente pericolosa: evitala come si evita una disgrazie, come si evita un flagello. Evita quelle persone!". A quelle parole il ragazzino provò un'attrazione irresistibile poiché era stanco delle grandi prediche, non riusciva a capirle. Leggevano delle scritture strane, in una lingua che non capiva. Discutevano di problemi grandi, supremi, e non aveva alcun compagno con il quale giocare e parlare. Quando gli fu detto: "Non parlare mai con il ragazzino dell'altro tempio!", lui fu irresistibilmente tentato, sino a quando, un giorno, non riuscì a evitare di parlare con l'altro ragazzino. Quando lo incontrò per strada gli chiese: "Dove vai?". Questo giovane aiutante, che aveva una mentalità un po' filosofica, sviluppata ascoltando le dissertazioni dei monaci, rispose: "Andare? Non c'è nessuno che viene e che va! Accade...ovunque mi porti il vento...". Aveva udito molte volte il suo maestro dire che così vive un Buddha, come una foglia morta: ovunque lo porti il vento, egli va. Perciò continuò: "Io non ci sono! Colui che agisce non c'è. Pertanto come posso andare? Che assurdità dici? Io sono una foglia morta...ovunque mi porti il vento...".

Il primo ragazzino era ammutolito dallo stupore. Non riuscì neppure a rispondere, non riuscì a trovare qualcosa da dire. L'imbarazzo l'aveva zittito, si vergognava e pensava che aveva ragione il suo maestro nel dirgli di non parlare con gente simile: era pericolosa! "Che discorso è mai questo? Io ho fatto una semplice domanda: 'Dove vai?'. Di fatto, so già dove sta andando, entrambi stiamo andando a comperare la verdura al mercato. Avrebbe dovuto darmi una risposta semplice". Al ritorno andò dal suo maestro e disse: "Mi spiace, scusami! Tu mi avevi proibito di parlare con quel ragazzino ed io non ti ho ascoltato. Ma è stato proprio a causa della tua proibizione che sono stato tentato. Per la prima volta ho parlato con quella gente pericolosa. Io ho fatto una semplice domanda: "Dove vai?". Il ragazzino a quel punto ha iniziato a dire cose strane come: "Non c'è l'andare, non c'è il venire. Chi viene? Chi va? Io sono il vuoto completo, sono soltanto una foglia morta nel vento...ovunque mi porti il vento...". Il maestro rispose: "Te l'avevo detto! Domani ti fermerai allo stesso posto e quando arriverà il ragazzo gli chiederai ancora: 'Dove vai?'. Quando comincerà a dire tutte quelle cose tu gli dirai semplicemente: 'E' vero. Tu sei una foglia morta e lo sono anch'io. Ma quando non soffia il vento, dove vai? Dove puoi andare?'. Dirai proprio così e lo metterai in imbarazzo...bisogna metterlo in imbarazzo, bisogna vincerlo. Abbiamo sempre partecipato a discussioni e quella gente non è mai riuscita ad avere la meglio su di noi in alcun dibattito. Quindi, domani devi rimettere quel ragazzo al suo posto!". Il giovane aiutante si alzò presto, preparò la sua risposta, la ripeté molte volte prima di incamminarsi. Poi si fermò dove l'altro ragazzino era solito attraversare la strada continuando a ripetere tra sé la risposta, a prepararsi, e quando finalmente lo vide arrivare si disse: "Bene! E' il momento!". Gli chiese: "Dove vai?". Sperava di avere l'opportunità... ma l'altro rispose: "Ovunque mi portino le gambe...". Nessun accenno al vento! Nessun accenno al nulla! Nessun accenno a colui che agisce! Cosa doveva fare? Tutta la sua risposta prefabbricata ora gli sembrava assurda. Ora parlare del vento non sarebbe stato per nulla pertinente. Di nuovo mortificato pensò: "Certamente questo ragazzo conosce cose strane. Ora ha detto: 'Ovunque mi portino le gambe...'". Tornò affranto dal suo maestro che gli disse: "Ti avevo detto di non parlare con quella gente: è pericolosa! E' una cosa che va avanti da secoli. Ma adesso bisogna farla finita, dobbiamo fare qualcosa. Perciò domani gli chiederai ancora: 'Dove vai?'. Quando risponderà: 'Ovunque mi portino le gambe...', tu gli dirai: 'E se tu non avessi le gambe...?'. In un modo o nell'altro dovrai ridurlo al silenzio!". E così il giorno seguente il ragazzino chiese nuovamente: "Dove vai?" e rimase in attesa. L'altro rispose: "Sto andando al mercato a comprare la verdura, dove vuoi che vada a quest'ora?".   

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Commenti   

# Luce 2012-12-30 16:49
Bel racconto significativo lo conoscevo,l'ho letto in un libro di Osho.

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