Il destino dell'evoluzione umana
Nico ha scritto: Ciao Pier, è un po’ che non ti scrivo, come va? Ciò che ho da porti è una domanda aperta e nella sua semplicità potrebbe somigliare a una delle tante che mio figlio di sei anni spesso mi chiede... Passano i secoli, le generazioni si susseguono e niente è cambiato. L’uomo non cambia, non progredisce, non si evolve spiritualmente, per la maggioranza di noi la vita è solo una lotta per la sopravvivenza. Non è che forse “l’Architetto” ci vuole così... primitivi?
Pier ha risposto: Qui tutto bene grazie! Lasciamo da parte l’“Architetto” che con la crisi degli immobili che c’è oggi temo che sia disoccupato e depresso più che mai. Battute a parte, se guardi la maggioranza delle persone, sul piano della consapevolezza interiore e sociale, sembra che le cose non siano cambiante molto nei secoli. A dispetto di ciò la tecnologia ha fatto passi da giganti, mettendo di conseguenza ancor più a rischio la sopravvivenza della specie umana, perché quando si mettono dei folli alla guida di una potente auto il disastro è sempre dietro l’angolo.
È interessante riflettere però anche sul fatto che la maggior parte delle persone non sa nulla di tecnologia, ne fa solo uso, e direi pure un uso minimo. Sappiamo usare pressappoco cellulari, computer, auto full optional, ma della tecnologia, del sapere scientifico che vi sta dietro non ne sappiamo nulla: questo è in mano a pochi individui. Pertanto possiamo serenamente dire che anche sul piano delle scienze materiali e delle tecnologiche noi intesi come massa non abbiamo fatto grandi balzi in avanti. Una volta per fare una telefonata giravamo una rotella, poi abbiamo iniziato a premere dei numeri su un tastierino sempre più piccolo, ora premiamo con i polpastrelli uno schermo luminoso. Una volta ci trovavamo al parco o al bar con quattro amici. Oggi scriviamo mille cazzate su dei social pensando di avere cento o mille “amici”, ai quali basterebbe provare a inviare un messaggino chiedendo un passaggio in macchina alle undici di sera per scoprire come il numero reale di fan, like, followers and friends sia dispari inferiore a tre.
Coloro che vivono approcciando l’esistenza con un’attitudine alla ricerca e all’innovazione tecnica e scientifica in generale sono relativamente pochi. Le persone che indagano realmente il loro spazio interiore e le reali cause della sofferenza umana per comprenderle e superarle, per provare a realizzare una vita personale e collettiva piena e felice sono ancora meno.
Ma in tutto ciò non vedo alcun problema, è il naturale percorso della coscienza umana, dove alcuni individui più coraggiosi, o semplicemente fortunati, aprono la strada ad altri, a volte a molti. Un uomo nasce povero, lotta per tutta la vita per raggiungere un certo benessere e offrire una vita più agiata e serena ai suoi figli. Un giorno i figli ringrazieranno, se avranno intelligenza e amore, o sprecheranno tutto per poi dover ricominciare tutto da capo. Così gira la ruota, così accade da sempre sia sul piano materiale che sul piano coscienziale (inevitabilmente giacché non sono separati e mai lo saranno).
Stando così le cose, ciò che realmente importa è cosa stai facendo tu della tua vita, cosa hai compreso e quanta libertà hai raggiunto. Non ti pare? Gli altri sono un problema secondario. Quando sarò libero e in pace con me stesso portò occuparmi anche degli altri, ma prima che senso ha angustiarmi per il destino dei molti?
Forse perché temo che la follia della società possa procurarmi danno. Perché temo che la stupidità e l’avidità di politicanti e affaristi possa innescare una guerra letale o un’ulteriore crisi economica che rovinerà tutti i miei sogni? Paura più che comprensibile, ma per assurdo irrazionale e insensata, poiché ogni istante della nostra vita in realtà è incerto per sua stessa natura, sempre esposto alla morte e alla perdita. Se comprendiamo questo fatto assoluto e la libertà che si cela nel vivere ogni istante senza dipendere dal futuro, le azioni e i destini dei folli saranno da noi gestiti e/o approcciati con grande saggezza e quiete.
Più sappiamo realmente cosa sia e cosa significhi questo nostro essere qui ed ora, vivi e consapevoli, più ogni cosa trova il suo giusto posto, la sua sana distanza, la sua corretta prospettiva d’osservazione…, compresa la paura per la nostra fine e la conseguente paura per la follia che avvelena la mente e i cuori della maggior parte delle persone.
Quando “risolviamo” noi stessi vediamo risolversi ogni altro problema, e qualora non fosse risolvibile non ci apparirà più come un problema. Uno alla volta ci “risolveremo tutti”, in questa o in un’altra vita, spero…
Infondo, il problema della follia dei molti e della loro “evoluzione” esiste solo nella mente di chi sta cercando pace e significato in se stesso e non sa ancora dove “mettere” la violenza e l’orrore che vede intorno a sé. Ma quando vi trova un senso il problema si dissolve, come d’altro canto, per chi vive immerso nella sua follia, la follia non sa cosa sia, non è un problema suo. Per vedere quanto si è pazzi è necessaria una certa prospettiva, una sana distanza che è anche l’inizio della guarigione.
Un caro saluto a te e al tuo saggio figlio!
Pier
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