Senza fiducia non si fa nulla
Frammento di risposta ad un'amica: Quando senti pensieri ed emozioni che ti disturbano, invalidano, giudicano, vi lotti contro. Non li vorresti, non li sopporti, non li accetti, vi opponi altri pensieri antagonisti, e così la guerra della mente inizia. La mente, che è un unico fenomeno, si divide illusoriaMENTE in due, come se il ladro giocasse a fare il poliziotto: ma potrà mai trovarsi e arrestarsi?
V’è da dire poi che la vera radice ti tutto ciò sta nel fatto che credi intensamente veri, tuoi, profondamente connessi alla tua identità questi pensieri. Li credi la tua identità reale! È come se guardando la tua ombra che il sole proietta a terra, la volessi colorare di bianco o liberare dal buio. Non puoi! Puoi solo illuminarla e così farla svanire. Analogamente puoi solo illuminare la tua mente immergendoti sempre più nell’essere totalmente qui ed ora, nel fare e sentire scevro dal passato. Solo praticando questo “atteggiamento illuminato” vedrai dissolversi l’ombra. Non puoi cambiare o lottare contro un qualcosa che non esiste.
Il buio è solo mancanza di luce. Non puoi agire su una mancanza, devi lavorare per aumentare la sostanza carente. Odio, paura, ansia e tutte le varie emozioni che ci opprimono sono mancanze di Presenza. Raccogliti sempre più nel qui ed ora e la “Presenza luminosa”, libera e quieta, aumenterà.
La pratica della disidentificazione, del “non resistere al male” (come affermano i Vangeli) rimanendo centrati nell'ascolto della propria Presenza, concentrati sul fare-essere e non sul pensare, è il sentiero maestro che porta alla liberazione della mente e del cuore. Ma se questa via non la si sente vera e desiderabile o non la si pratica per un atto di totale fede in chi la propone, aspettando fiduciosi l’accadere dei primi cambiamenti, cosa potrà mai cambiare? Viceversa se si pratica con totale fiducia, i primi risultati non tarderanno ad arrivare, magari piccoli ma inesorabili nel loro incedere. E quando si inizia a vedere e sentire, per esperienza diretta, i reali frutti del lavoro interiore, fiducia e speranza crescono sempre più, facendoci così passare da un circolo vizioso ad un circolo virtuoso.
Tu dici: “non credo che non dando retta alla mente cambierebbe. Tu pensi veramente di si?”.
Se non lo credi (e questo è il pensiero più deleterio dato che impedisce a priori di mettere un’intenzione totale nel nuovo fare ed Essere) sarà come tu pensi, andrà così!
Nel Dhammapada (letteralmente "Cammino della legge naturale-universale", testo fondamentale del Canone buddhista), proprio nelle prime righe, il Buddha afferma: “Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.”.
Tu, un po’ meno Buddicamente, affermi: “non credo che non dando retta alla mente cambierebbe. Tu pensi veramente di si?”. Io non penso che l'abbandono dei pensieri, la pratica del distacco, portino a sempre maggiore libertà, io lo so!
So inoltre che stai leggendo maestri come Krishnamurti e “compagnia bella”; pensi che costoro abbiano dedicato le loro vite per diffondere falsità o fiabette consolatorie? Non intuisci direttamente e inequivocabilmente l'onestà e la verità delle loro indicazioni ed esperienze? I tuoi pensieri sono lì, ma tu non sei quei pensieri, quella storia, quel dolore, tu sei sempre e solo stata il testimone di tutto ciò. Il guaio è nato quando per inavvertenza, per l’innocente inconsapevolezza dell’infanzia, hai iniziato a ritenere di essere ciò che percepivi, ciò che il mondo esterno ti rifletteva come immagine di te. È così che le percezioni si fissano nella mente e il cambiamento, il naturale flusso della vita libera e armoniosa, si blocca.
Certo, in un qualche momento della tua vita la tua consapevolezza percepiva situazioni disturbanti, e nessuno mette in dubbio la loro realtà, ma se non te le fossi appiccicate addosso, come un “vestito personale”, sarebbero passate rapidamente.
Bada bene! Questa non è una critica a te, capita a tutti i bambini, a tutti gli adulti. Alcuni più fortunati vivono condizionamenti meno dolorosi, altri situazioni particolarmente gravi.
Le situazioni dolorose si “appiccicano” maggiormente alla coscienza perché evocano idee di morte ad una mente che non ha ancora raccolto gli strumenti necessari a comprendere e gestire gli eventi. Questi sono gli effetti della mala-educazione. Ma che fare ora? Punirsi? Punire chi ci ha allevati nel dolore, quando magari questi partivano da situazioni anche peggiori? Torniamo ad Adamo ed Eva e il peccato originale?
Son certo che concordi con me che colpe e rancori non servano, ma anzi, vanno per prime abbandonate.
Quando eravamo bambini eravamo spugne mentali ed emotive. L’ambiente che ci “ospitava” non era dei migliori, non era particolarmente pregno di consapevolezza e amore. Bene! Ora, ancor più di chi è stato maggiormente fortunato in partenza, il nostro compito primario è quello di “strizzare per bene la spugna mente" per farla tornare asciutta e pulita come quando è stata creata.
La possibilità di fare un passo verso la libertà ci viene riproposta da ogni nuovo istante di vita. In ogni istante puoi scegliere il "nuovo" e rifiutare il vecchio. È spesso faticoso, a volte tremendamente doloroso e spaventoso, lo so, ma cosa abbiamo da perdere se non proprio il dolore e il buio che ci portiamo dentro?
Un abbraccio
Pier
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