L'educazione ci rende liberi!
Non sono molto d'accordo con l'idea che le multinazionali ci comandano, la tv ci stordisce, le potenti famiglie del pianeta cospirano per il controllo e lo sfruttamento delle povere masse. O meglio, multinazionali, tv, servizi pubblici scadenti, burocrazia arrogante e inutile, famiglie più o meno ricche e ambiziose che tentano la scalata, sono tutte cose che ci influenzano enormemente perché siamo sempre e ancora Noi! Questo desiderio di espanderci e dominare è fortemente radicato ancora in troppi di Noi, altrimenti non saremmo ridotti così. Il guaio è che non pensiamo mai che fare l’arrogante o l’indifferente nel nostro piccolo sia grave quanto farlo partendo da posizioni di grande potere. La maggioranza delle persone non comprende che arroganza, clientelarismi e furberie varie per un piccolo lavoro o alla fila del supermercato, contribuiscono ad alimentare il nostro sistema malato tanto quanto le azioni di un politico corrotto. Certo, il rapporto di forza e influenza potrà anche essere di uno (politico) a mille (cittadino comune), ma se quei mille non collaborassero, quell’uno sarebbe impotente.
Attualmente il nostro fare quotidiano è contaminato a tutti i livelli dall’egoismo e dalla paura.
Quando vai in posta, e allo sportello l'impiegato non sa spiegarti qual è la spedizione più conveniente per inviare un pacco, e con fare seccato e arrogante ti invita a visitare il sito delle poste; quando ti chiama un disperato dei call center di fastweb, teletù, telecom o altri banditi affini, e con insistenza che rasenta la violenza ti costringe a chiudere bruscamente la telefonata per riuscire a liberarti dal suo sequestro telefonico, questi chi sono? Talebani, potenti politici corrotti e spietati, miliardari appartenenti a qualche setta esoterica?
Dietro a tv, multinazionali, fabbriche, amministrazioni pubbliche, grandi agenzie di servizi, quotidiani e radio, vi lavorano migliaia di persone, che nei fatti rappresentano quel Noi di cui parlo. Qualcuno è il nostro vicino, altri sono forse nostri amici o conoscenti, altri siamo proprio Noi!
La settimana scorsa il padrone della fabbrica dove lavora un mio caro amico ha rimandato gli stipendi di un altro mese (siamo al terzo). La mattina in cui è andato a dare la comunicazione ai suoi dipendenti si è presentato con una macchina nuova da ottantamila euro. Che sia un Talebano? Forse no, ma lo manderei volentieri a fare la donna di un qualche capo tribù di quelle parti! Non v’è una legge che punisce un comportamento simile, e lo posso, anche se a fatica, accettare, ma siamo arrivati a questo perché l’indignazione comune non esiste più. Troppa gente al posto suo farebbe lo stesso, ecco perché c’è chi se lo può permettere.
In Giappone, ancora oggi, un funzionario pubblico corrotto che viene scoperto, non di rado si suicida. Perché? Perché il senso di colpa e vergogna che la collettività attribuisce a queste cose è talmente grande da non essere emotivamente sopportabile. Qui da noi la vergogna e la colpa non esistono più. Ora, non che si debba arrivare a questo come modello universalmente adottato, il suicidio è sempre una cosa triste e inutile, ma per molti dei nostri “politici”, una permanenza prolungata in Giappone farebbe sicuramente bene (anche la donna del capo tribù può andare bene).
Quando la globalizzazione ha aperto le porte alla possibilità di trasferimento all'estero di fabbriche, servizi e quant'altro, non ci siamo riuniti con i forconi per andare in parlamento a pretendere leggi a favore della tutela e della competitività del nostro lavoro. Macché!, abbiamo cercato la via più individualista e conveniente possibile.
“Vaiiiiiii che fasemo un saco de scheiiii!!!”, si sono detti in molti.
All’idea di poter pagare i dipendenti un pipata di tabacco, cosa hanno fatto tanti nostri concittadini?
Un esempio per tutti: il “semplice e umile” pasticcere che stava vicino alla casa dove abitavo una volta.
È corso in Romania ad acquistare prodotti per fare paste e gelati a due soldi, e già che c'era si è preso un paio di ragazzette rumene (ovviamente brutte, brutte), ha licenziato la compaesana che rompeva le balle perché dopo due anni chiedeva ancora un contratto a tempo indeterminato, e via coi scheiii!!!!!
Infine vi racconto cosa mi disse un tizio che lavorava come progettista in uno studio di architetti quando la crisi stava iniziando a farsi sentire sempre più.
Disse: "Beh! Poco male, chi vuole fottere, fotte ancora di più, chi non sa fottere viene fottuto più di prima".
Ora, il santo in questione non era mica un componente della famiglia Rothschild che cospirava per il controllo mondiale. Era un comunissimo individuo che esprimeva chiaramente la filosofia imperante.
Morale? L'Italia la fanno gli italiani.
V’è poi anche una fetta di persone impegnata e onesta, certo, ma queste non le ho mai sentite lamentarsi con quel senso di acida indifferenza o depressa impotenza che vanno per la maggiore. Queste vivono nell’indignazione, nell’astensione e nell’azione indipendentemente. Cosa intendo? Denunciano ciò che non è degno, si astengono dal partecipare ad azioni e idee indegne, ma soprattutto continuando a fare e a vivere con onestà e speranza. Queste persone partono da un pensiero di integrità e dignità non asservito al dio denaro, consapevoli che ciò che nessun soldo può comprare, nessuna povertà può corrompere.
Queste persone vivono nell’indignazione che avevano anche prima della crisi e dell’avvento dei vari attuali politicanti, perché sanno benissimo che quel che siamo oggi è frutto di quel che eravamo ieri. Le persone oneste e riflessive si chiedevano anche venti, trenta, quarant’anni fa ( in realtà se lo chiederanno sempre sino a quando vi sarà da indignarsi) come sarebbe potuto andare avanti un sistema che si basava sullo sfruttamento dei paesi più poveri, su una crescita senza etica né confini e sull’arroganza di pensarsi padroni del mondo?
La globalizzazione ha solo fatto esplodere la polvere da sparo che era nascosta sotto i nostri letti, imponendoci ora di comprendere l’unità di base che regge un mondo abitato anche da africani, orientali e sudamericani. Popoli, questi, che sino a vent’anni fa, per l’americano e l’europeo, erano unicamente “cose” da sfruttare e depredare.
L’unica speranza è che “l’uomo onesto e pensante”, questo strano individuo affetto da rara malattia, riesca a contaminare sempre più persone, liberandole da ogni tipo di condizionamento proveniente da pressioni esterne o stupidamente auto eletto.
I lettori abituali di questo spazio sanno quanto mi sono occupato del tema “condizionamenti”. Ciò che ho sempre sostenuto è che se in noi vive o affiora anche il minimo desiderio di libertà e verità, un po’ alla volta possiamo sviluppare degli “anticorpi interni” capaci di renderci immuni a qualsiasi tipo di influenza malata. È facile? Certamente no! Ma credo anche che sia questa l’unica vera sfida che ci può donare sempre e comunque energia e speranza, soprattutto quando siamo in grosse difficoltà personali ed economiche.
Vorrei poi rapidamente far riflettere sul fatto che concetti come quelli di indigenza o fallimento sono relativi. Vi sono persone che si sentono fallite se la loro fabbrica chiude a causa di una reale mancanza di richiesta da parte del mercato. Contemporaneamente v’è chi dorme sonni tranquilli dopo aver licenziato tutti i suoi dipendenti per andare ad aprire in Cina. Anzi, come raccontavo poc'anzi, qualcuno si sente un vero imprenditore solo se si comporta così, perché crede che impresa significhi soldi a discapito di tutto il resto.
V’è poi chi si sente indigente con 3.000 euro al mese e la casa di proprietà, e chi non si sentirebbe tale nemmeno se dovesse andare a vivere sul pianerottolo di casa di amici. Magari direbbe: “Cavolo!, in questo periodo non mi va molto bene. Beh!, domani vediamo cosa si può fare”. La mente e le sue letture, il cuore e la sua speranza, disegnano la nostra situazioni esistenziale. È evidente che se cambiamo la mente e il cuore, cambiamo la vita che percepiamo e, di conseguenza, anche le nostre possibilità di fare. Inoltre vorrei sottolineare che la povertà non è mai ostacolo alla vera nobiltà, serenità e libertà, come altrettanto il denaro non è mai garanzia di valore umano e quiete interiore. Solo l’energia, la creatività e la speranza che albergano nel singolo individuo possono cambiare le cose, sia per quanto riguarda la sua personale esistenza che quella del mondo che lo circonda. I leader che offrono o impongono cambiamenti miracolosi alle masse divengono unicamente dei padroni, magari illuminati, ma poco importa, perché una volta morto il padrone, le “pecore” tornano a smarrirsi o uccidersi una con l’altra in attesa che emerga un nuovo leader.
Dobbiamo uscire da questa logica altrimenti la storia continuerà a riproporci questo alternarsi di guerre e tregue. Sì!, dico guerre e tregue, e non guerre e pace, perché le pause che oggi esistono fra una guerra e l’altra non sono di pace, sono solo attimi di respiro, momenti in cui ci si prepara al prossimo conflitto.
L’Europa, dopo la seconda guerra mondiale, attraverso la sua cieca rincorsa di un benessere economico smodato, ottenuta grazie anche allo sfruttamento dei popoli e dei territori del terzo mondo e a discapito di un serio impegno di coesione politica e sociale, ha piantato i semi delle invasioni di migranti disperati, a cui ora non sappiamo come rispondere, e della frammentazione con cui stiamo rispondendo alla crisi economica che ci opprime.
L’Europa oggi può solo parlare di spread, PIL e austerità perché dal dopoguerra ad oggi non ha sviluppato molti altri pensieri oltre a quelli economici e produttivi. Dal mio punto di vista l’Europa ha pensato che abbandonare le ideologie nazionaliste e razziste, che ci hanno portato al disastro della seconda guerra mondiale, in nome di un collettivo desiderio di sviluppo e benessere economico, fosse la strada maestra per divenire una società prospera e pacifica. Personalmente credo, però, che pace e prosperità nascano solo attraverso un agire guidato da valori profondamente sentiti e condivisi. Solo così possiamo sperare di sradicare le antiche paure che oscurano la ragione dell’uomo, favorendo l’emergere del coraggio necessario per essere e amare liberi dall’avidità e dal bisogno di proteggersi.
“La terra è abbastanza ricca per soddisfare i bisogni di tutti, ma non l’avidità di ciascuno”, questa chiara e inconfutabile affermazione di Gandhi riassume meravigliosamente ciò che intendo. Per vivere veramente in pace è necessario liberarsi mentalmente ed emotivamente da tutto ciò che è superficiale e superfluo, di guisa, da tutto ciò che è figlio delle brame che nascono dall’egoismo e dall’ignoranza. Dobbiamo imparare a riconoscere, risvegliare e tenere al primo posto i valori fondamentali, e non viceversa, perché solo così possiamo sperare di influenzare l’ambiente che ci circonda e di offrire ai giovani un futuro meno cupo e un’educazione meno distorta. Noi, però, per paura, vogliamo prima cambiare il fuori, il mondo e chi ci circonda, poi vedremo cosa farne di Noi stessi. Ma se osserviamo con calma e serietà questo comportamento, scopriremo facilmente come le solite dinamiche di sopraffazione, contrapposizione e culto del leader riemergano, generando paradossalmente l’effetto contrario di quel che vorremmo ottenere: guerra per la pace, violenza per amore, emarginazione nel nome della coesione…
Molti infatti affermano: “Ma se cambio io mica cambia il mondo. Il mondo rimane sempre quel luogo di guerra e violenza che è, ed io come posso vivere, così, sicuro e in pace?”.
Questa domanda affiora unicamente perché non si riesce a comprendere fino in fondo cosa significhi essere veramente liberi e in pace dentro di sé. Le persone, perché troppo focalizzate sull’esterno, non comprendono come sia possibile che un individuo possa essere libero e in pace senza avere intorno un mondo pacifico o, perlomeno, sufficientemente sicuro e di suo gradimento. Questo è il guaio!
Ma che libertà può essere una libertà che dipende dalle condizioni esterne? E quando mai vi sarà un mondo sufficientemente sicuro per persone piene di desideri contraddittori, che fuggono la realtà della morte, la malattia, la perdita, e che rincorrono febbrilmente il bisogno di proteggersi, di avere successo, di essere apprezzate e di avere sempre più? Chi compone il mondo che abitiamo? Se non inizio io, se non inizia ogni singolo individuo, a trovare la forza e il coraggio per essere una persona pacifica anche se c’è la guerra, una persona capace di amare anche se si è immersi nell’odio, da dove mai potrà arrivare il vero cambiamento?
La vita va verso la morte, è mutevole in tutto, i successi e i fallimenti si alternano, e questo suo movimento ci spaventa tremendamente, spingendoci, spesso inconsapevolmente, a volerci espandere e difendere sempre più. Vogliamo divenire potenti, spinti dal desiderio di comandare gli eventi e contrastare ciò che c’è avverso o ci intimorisce. Tutto ciò accade unicamente perché ci pensiamo piccoli, mortali e persi in un universo infinito e senza molto senso. Ecco allora che inventiamo nazionalismi, fideismi, appartenenze di ogni genere, o alimentiamo speranze assurde verso una scienza che ci dovrebbe proteggere da ogni male e dall’inesorabile passare del tempo.
Ciò che non capiamo o che ci appare irrimediabilmente diverso da noi ci incute timore, e così iniziamo a teorizzare e agire la difesa, le guerre preventive, le missioni di pace, gli interventi di liberazione, l’esportazione della democrazia… Ma quando mai una democrazie è stata esportabile? Probabilmente qualcuno un giorno si è detto: “Ma se i cinesi riescono a vendere oggetti contraffatti a mezzo mondo, perché noi non dovremmo riuscire a spacciare libertà e democrazie contraffatte?”. Il guaio è che forse un italiano non si accorge delle sue belle mutandine firmate contraffatte, ma pare ormai certo che un Iracheno o un Afgano riconoscono ad un miglio di distanza la faccia dei burattini che gli hanno provato a mettere al Governo. Che sia perché in altri paesi le mutande e il Governo non ricevono la stessa considerazione?
La libertà nasce da dentro, dal cuore di un popolo che si riscopre unito da sogni e valori che superano ogni conflitto. Una libertà data dall’esterno viene inevitabilmente tolta o persa prima del calare del sole. Mi chiedo: ma siamo diventati deficienti o siamo irrimediabilmente bugiardi?
L’Europa, per conquistare un po’ di diritti e unità, negli ultimi cento anni è passata attraverso due guerre mondiali e ha sacrificato 65 milioni di vite umane. Ora, Noi che dovremmo essere eredi consapevoli di tutto ciò, siamo capaci di pensare che un esercito straniero, che invade una nazione sovrana, che prima si frega un po’ di petrolio, gas e quant’altro, e poi tira su due scuole e addestra quattro poliziotti ex contadini morti di fame, possa instaurare una democrazia e portare la libertà? Così risolviamo le barbarie dei Talebani, i conflitti etnici dell’Iraq, della Siria o della Libia? Paesi, questi ultimi tre, che per la verità, a loro mondo, stavano pure tranquillini prima che gli bombardassimo per la libertà. Erano sotto dittature, certo, ma una dittatura crolla quando la maggioranza di una nazione è pronta a ribellarsi, non quando qualcuno, da fuori, elimina chi aveva una funzione interna forse ora anche a noi più chiara. Questi dittatori stabilizzavano delle aree geografiche abitate da molte fazioni avversarie. Probabilmente erano gli anticorpi migliori che quelle popolazioni, almeno per il momento, erano riuscite a darsi. Ma noi la sappiamo lunga! E così, ora, niente più dittature. Ma che dire delle guerre civili e delle “insurrezioni sponsorizzate” che stanno facendo più morti del peggior dittatore di un tempo?
Che dire? Viva il petrolio, il gas, e il controllo sempre più vasto del mondo! È sì, perché a un popolo veramente libero e sovrano non gli puoi fare quel che ti pare, ma ad un orda di disperati che non sanno nemmeno più contro chi stanno combattendo e per chi si stanno ammazzando puoi sottrargli e raccontargli di tutto.
Tutto ciò si chiama paura e potere, potere e paura! L’orrore più grande è che abbiamo camuffato questi fatti con le parole più sacre. Nascondiamo guerre mosse dal desiderio di denaro e potere con scuse etiche e valoriali, fomentando, così, ancor più l’odio e la paura fra i popoli.
Il motto “Dividi et impera” è sempre valido!
E quali sarebbero, poi, questi valori che difendiamo? In alcune aree del Medio Oriente la donna veste il burqa e viene uccisa in pubblica piazza o incarcerata se non rispetta la legge. Qui la donna ha il culo fuori e mostra seni di plastica su tutti i canali televisivi, perché è “libera”, almeno così si dice. Peccato poi che venga ugualmente uccisa o picchiata. In salotto, scusate, è vero! Qui siamo educati, mica come quei barbari. Nel 2013 in Italia sono state uccise 136 donne. Che la vera libertà stia in un altro luogo prima che nel vestito e nella libera espressione della nostra confusione valoriale e sessuale?
Se vogliamo fare altri parallelismi dell’assurdo possiamo parlare un attimo della nazione baluardo della libertà e delle democrazia? La popolazione degli Stati Uniti è armata più della popolazione afgana, ma l’Afghanistan ha una guerra in corso sul suo territorio nazionale. Gli USA che problemi hanno?
Se si contano i suicidi, i massacri, gli omicidi e gli incidenti domestici, secondo la Brady Campaign, negli Stati Uniti si arriva a 30.000 morti all’anno per arma da fuoco e 100.000 feriti.
I bombardamenti avvenuti in Afghanistan nel primo anno di guerra, che furono i più cruenti, causarono 3000 morti fra i civili (stima da molti considerata esagerata). Ma come? 3000 morti in Afghanistan e 30.000 negli USA? Questo significa che un normale anno negli Stati Uniti registra lo stesso numero di morti che l’Afghanistan ha avuto nel suo peggiore anno di guerra? Pare di sì se consideriamo che la popolazione americana è dici volte quella afgana.
L’America baluardo di democrazia e libertà? Libertà di uccidersi di certo! Ma quando usiamo queste parole sappiamo di cosa stiamo parlando? Anche Berlusconi ha sostenuto per vent’anni d’essere l’unica speranza di democrazia e libertà in un paese a rischio dittatura. Sarà stato per questo che andava a cenette intime con gli amici Bush, Blair e Putin, per liberare l’Italia e il mondo dalle dittature e per pianificare nuove esportazioni di democrazie e libertà? E poi andiamo a spiegare in medio oriente la pace e la libertà? Ma è possibile che basti ripetere un po’ di volte attraverso i mass media una cosa per far credere alle persone che sia vera? Crediamo agli slogan o vagliamo anche il senso delle parole e le azione che compie chi gestisce il potere che Noi gli abbiamo permesso di gestire?”.
Joseph Goebbels, gerarca nazista, fedelissimo collaboratore dello squilibrato di Berlino, disse: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Goebbels, fra i vari incarichi di massima importanza all’interno del Terzo Reich, fu Ministro della Propaganda dal 1933 al 1945. Attraverso lo svolgimento del suo lavoro aveva ben compreso che ripetendo insistentemente alle masse una cosa, queste finiscono per crederla vera anche se in principio può sembrare poco plausibile o persino assurda. Perché accade questo? Perché la maggior parte delle persone non sa pensare liberamente e criticamente. E qui arriviamo al nocciolo della questione.
Ci hanno insegnato sin da piccoli cosa pensare e non come pensare!
Ci hanno insegnato a rispondere rapidi, efficienti e informati. Non ci hanno insegnato a dubitare, valutare e poi condividere, per poi rivalutare e riflettere ancora e sempre. Anzi, questo comportamento viene censurato, impedito, scoraggiato. Se un ragazzino dovesse mettersi a discutere con l’insegnante di religione e quello di economia sul perché lui, che non ha ancora avuto il tempo di fare nulla, dovrebbe essere nato con il peccato originale e il debito nazionale sulla testa, vi immaginate che risposte otterrebbe?
Il termine istruire deriva dal latino in-struere, che significa ammaestrare, comporre o fabbricare. È proprio quel che oggi facciamo ai nostri studenti! I bambini e i ragazzi vengono ammaestrati come le scimmie o composti come computer o robot. Vengono resi il più simili possibili a degli automi perché devono saper rispondere, funzionare ed eseguire velocemente, efficientemente, senza rompere le balle. Con il completamento dell’università la lobotomia raggiunge il suo apogeo!
È questa forma malata di educazione, con il conseguente atteggiamento che teniamo nei confronti delle cose e delle persone, a renderci tremendamente manipolabili, sciocchi e pericolosi.
La vera educazione è tutt’altra cosa! Anche in questo caso la provenienza antica del termine ci aiuta a fare pulizia, a toglie la polvere delle menzogne che ci raccontiamo. Educare deriva dal latino e-ducere, che significa portare fuori, aiutare a far emergere. L’educazione agevola il risveglio di ciò che è in noi, della nostra capacità di pensare, di valutare, di sentire e decidere liberamente. L’istruzione ci vuole dare una lettura preformata della vita, ci omologa e appiattisce in una visione univoca, mutuata dall’esterno, dall’altro. Un “altro” che nei fatti è chi detiene il potere. L’educazione ci aiuta a sviluppare fiducia in noi stessi, nelle nostre innate capacità di intuire e decidere. L’istruzione ci abitua a dipendere dal fuori, dal sedicente maestro, dal leader, dell’insegnante, rendendoci dei bravi e buoni seguaci, dei credenti, dei sudditi, degli individui incerti e paurosi. Nulla a che fare con dei liberi cittadini.
L’istruzione va bene per imparare la matematica e la fisica, ed anche qui solo sino ad un certo punto. Infatti, se nessuno si fosse scostato dal pensiero dominante, per perseguire le proprie personali intuizioni, saremmo ancora all’età della pietra o del bronzo.
Nel campo della coscienza umana, per ciò che concerne la sensibilità, l’empatia, la compassione, l’onesta…, l’istruzione, come oggi è intesa e diffusa, è puro veleno. In questi campi dovrebbe esservi solo amore e libertà in azione. È per questo che è fondamentale trovare veri maestri e non insegnanti.
Il vero maestro non è una figura che dà risposte, istruzioni o che offre sapere. È un uomo che accompagnare i giovani alla scoperta diretta di loro stessi. I valori non vanno insegnati, ma scoperti nell’agire e nel sentire quotidiano. Il maestro sa ascoltare e porre domande per vagliare la ragione e il cuore, affinché imparino ad essere sempre in rivolta contro ogni pregiudizio, paura e ottusità. Il vero maestro è un ribelle. Le nostre scuole sono dei cimiteri, dove dei morti viventi cercano di infettare ciò che di più vivo conserviamo: i nostri bambini!
Pensiamo per una attimo ancora a Joseph Goebbels e al suo padrone, lo squilibrato di Berlino. Se ci riflettiamo bene furono proprio lo smodato culto del leader unito all’eccesso di efficienza e istruzione, note caratteristiche della Germania, che permisero ad una nazione così colta e sofisticata di divenire l’ideatore e l’esecutore di uno dei crimini più orrendi e calcolati che la storia umana ricordi. Tutto ciò ad ulteriore prova di come la cultura e l’efficienza non sia necessariamente garanzia di sensibilità e libertà di pensiero, ma come, anzi, spesse volte possano divenire fonte di oscuramente della coscienza e di giustificazione dell’assurdo.
Insomma, solo se cambiamo noi stessi v’è un po’ di speranza di influenzare l’ambiente che ci circonda, e più persone cambiano, più l’influenza potrà essere grande.
Quando l’identificazione della mente con l’“Io” ed il “mio” non preoccupano più il pensiero, tutti i valori e i desideri si riassestano in un nuovo e sano equilibrio guidato dalla gentilezza e dalla cura. Questo è lo scopo e il senso dell’indagine interiore, della comprensione di sé. Questa educazione andrebbe sviluppata e donata ai bambini sin dal nascita.
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Commenti
Sottolineo, poi, nuovamente, come scritto nelle prime righe, che prendevo questi due commenti come spunto per ampliare la riflessione, ecco allora che "Talebani e altri riferimenti non possono e non devono essere connessi ai due commenti d'incipit.
Infine, pensavo che fosse chiara la mia idea in merito alla responsabilità individuale, che significa anche e necessariamente possibilità "giurisdizional e". In che senso? Io sono responsabile di quel che posso direttamente cambiare senza perdere la vita, morire di fame i divenire folle. Il camionista è chiamato a guidare prudentemente (magari ad educare bene i suoi figli e amare sua moglie o chi gli sta intorno), non certo a decidere e influire sulle sorti del sistema energetico planetario. Benzina, gas, e quant'altro, è evidente responsabilità individuale d'altri. Se non fai benzina, almeno per il momento, muori di fame dato che non puoi nemmeno più andare a lavoro. Una volta i lavori erqano sotto casa, ora di devi fare anche 50 km per 800 euro al mese (esperienza diretta). Vi sono dei mali necessari che dobbiamo tollerare, è evidente. Quel che non è tollerabile è il male di cui siamo direttamente responsabili.
Esempio, la caccia. Chi caccia è direttamente responsabile dei morti che procura. In tal caso la responsabilità delle fabbriche che producono armi è anche minore.
Se non compro armi e non vado a cacciare non muoio certo di fame (esclusi ovviamente quei pochi individui che ancora, nel pianeta, cacciano per sopravvivere e non per sadico piacere o animalesco retaggio istintuale).
Altrettanto vero che se domani mattina potessi scegliere fra una macchina ad acqua e una a gasolio, ecco che scegliendo il gasolio diverrei io il primo responsabile dell'inquinamen to veicolare.
Di questi esempi ne potremmo fare milioni, la sostanza è sempre la stessa. Fulcro della responsabilità dei singoli è proprio questo: cambia ciò che puoi, cura e ama il tuo spazio “giurisdizional e”! Se ognuno facesse con amore per la collettività il proprio lavoro il mondo diverrebbe un paradiso in due anni.
Le banche lavorerebbero per aiutare chi è in difficoltà e la creatività dei giovani, non per accumulare somme spropositate attraverso lo strozzinaggio legalizzato.
Le case farmaceutiche si impegnerebbero per lavorare unite alla ricerca delle cure e non per ostacolarsi una con l'altra per fare soldi.
I politici del pianeta sarebbero tutti indaffarati ad appianare conflitti e diffondere educazione e valori universali non per fomentare guerre e divisioni.
I gelatai farebbero buon gelato.
I padroni di industri avrebbero in mente tanto il loro benessere quanto quello di ogni dipendente serio e onesto. Non girerebbero in Ferrari mentre i cassaintegrati vanno a piedi sino all'ufficio di ricollocamento del quartiere.
I costruttori edili e gli assessori all'urbanistica sarebbero madidi di sudore per l'impegno profuso nel riqualificare aree fatiscenti e non tronfi e gonfi per aver preso milioni dagli USA per fare un'altra base militare (Vicenza docet).
E così via, sino ad arrivare a mamme e papà, all'uovo e la gallina, in un mondo che forse non ci piacerebbe più per la troppa quiete e armonia...
Tutto qui!
Pier
Ora l'hai presa ancor più personale o convieni che sia un buon momento per iniziare a prendersi per il culo?
pero' una vocina dentro, mentre leggevo la tua prima risposta, mi diceva che forse la tua reazione era dovuta al fatto che non avevi percepito un vero ascolto da parte mia ma un'azione meramente difensiva e quindi di chiusura.
alle 2.29 mi piace giocare al "piccolo psicanalista"
notte e grazie
La bicicletta la puoi fermare in questo istante, hai tutto quel che ti serve, usalo! Altro che insana di mente...
Anzi tutto un grazie di cuore per tutto quello che hai scritto....in effetti la consequenzialit à denaro->serenit à è un condizionamento che mi porto fin da quando ero piccolo (dai discorsi in famiglia) e nonostante stia facendo grossi passi avanti ancora non me ne sono liberato....Poi ancora più importante sarebbe liberarsi dai condizionamenti veri o presunti che si possono ricevere dall'esterno o dall'interno... .la paura...questo è il vero nemico, e la paura non è mai semplice da trattare. A proposito di questo ho letto un libro bellissimo che consiglio vivamente "A tu per tu con la paura"...eviden temente anche dopo aver letto questo libro e molti altri non ho ancora risolto i miei problemi...la paura continua a fare il suo lavoro....porca puttana. In questi giorni sto soffrendo molto una situazione economica che va peggiorando e un figlio da mantenere, a volte sembra una spirale e non vorrei mai fare delle scelte dettate dalla disperazione. Il coraggio che manca è quello di cambiare vita, soprattutto poi quando non si è da soli...allora cambiare vita potrebbe mettere a repentaglio tante situazioni e questo mi spaventa....son o comunque certo che prima o poi ci riuscirò...molt i passi avanti intanto li ho fatti ma la strada è ancora lunga.
Grazie,
Mauro
Che ognuno di noi possa liberarsi per sempre dalla scimmia che opprime le coscienze!
Un caro saluto
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