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Rimuovere un tatuaggio: meditazione o chirurgia plastica

Qualcuno ha scritto: Lo so che la mia è una domanda stupida, ho un tatuaggio fatto 2 mesi fa sul piede che purtroppo non mi convince, non mi ci vedo!!! Tutti dicono che è bello, fine ed elegante... ma io riesco solo a trovarlo brutto. Per colpa di questo fatto sono andata un po' in depressione, ora non mi vedo più come prima, mi sento stupida per aver rovinato una parte del mio corpo, non l'accetto ed è diventata un'ossessione. Vorrei poterlo accettarlo per tornare ad essere felice come lo ero prima, ma non ci riesco, non riesco a trovare un appiglio! Cosa mi consigli di fare? Come si possono accettare cose che non si vogliono? Grazie!

Pier ha risposto: Dal mio punto la soluzione più semplice e banale al tuo problema è il laser di un chirurgo plastico, ma forse non stai cercando questa risposta altrimenti non avresti depositato la tua domanda in questo luogo. Cerchiamo allora di guardare nella tua domanda. Mi chiedi: “Come si possono accettare cose che non si vogliono?” Esistono diverse cose che non si vogliono. Quelle che non dipendono da noi ma che si possono cambiare. Quelle che non dipendono da noi e che non si possono cambiare. Questi primi due tipi di cose non costituiscono problema in sé, semmai il problema sta nell'avere la capacità di saperle riconoscere. Infine vi sono tutte quelle cose che nascono dalla nostra volontà e che sempre la stessa volontà, pochi momenti dopo averle create, vorrebbe non averle mai partorite: questo è il tuo caso e il caso della maggior parte delle persone nella maggior parte delle loro giornate. Compiamo di continuo cose di cui poi ci pentiamo. Perché accade ciò? Perché in noi non esiste una consapevolezza unitaria ma una folla di pensieri e desideri contraddittori. Sino a quando vivremo manovrati dai nostri condizionamenti, il nostro tempo e le nostre energie verranno sperperati nel tentativo di mettere ordine al caos che di continuo generiamo attorno a noi.

È inutile cercare di ordinare il caos! Se in casa abbiamo una perdita a un rubinetto è sciocco pensare di risolvere il problema continuando a raccogliere l'acqua che scorre sul pavimento. L'unica soluzione è riparare la perdita, trovare la falla e chiuderla. Stessa cosa vale anche nel nostro mondo interiore. Oggi asciughi il problema del tatuaggio, domani un nuovo problema e così ad nauseam. Il punto non sta nell'asciugare i singoli problemi ma nel trovare la falla da cui si generano tutti i problemi.

Qual è la radice di ogni nostro problema?

La perdita della nostra natura interiore unitaria. Non sappiamo chi siamo veramente e pertanto andiamo in giro mossi da quel che ci sembra più opportuno e allettante nel momento. Seguiamo le voci del mondo che vive fuori di noi totalmente inconsapevoli dell'unica voce che merita il nostro ascolto: la voce della nostra consapevolezza. Il dramma è che la maggior parte delle persone è convinta di agire volontariamente e consapevolmente. La nostra consapevolezza, nel tempo, è stata sepolta sotto cumuli di condizionamenti, e ora tutto il nostro sforzo deve consistere unicamente nel rimuovere questi pesi. Come fare? Trovando sempre più momenti per rimanere soli con noi stessi in ascolto e osservazione di tutto quel che si muove e scorre sulla lavagna della nostra coscienza. Quando diveniamo sempre più centrati nella dimensione osservativa, le diverse spinte contraddittorie che si muovono in noi perdono la loro forza attrattiva svanendo progressivamente.

Il nostro pensiero può torturarsi unicamente con ciò che non è pienamente esposto alla luce della nostra consapevolezza. Il tuo tatuaggio può rimanere oggetto di conflitto solo sino a quando è qualcosa di amministrato dal pensiero. Il pensiero vive nella dualità, il pensiero è dualità e conflitto; se non vi fossero problemi da risolvere quanto avremmo da pensare durante il giorno? Poco, pochissimo. Il pensiero prima genera il problema e poi si arrovella per trovarvi la soluzione. Il pensiero è il problema, per questo dicevo all'inizio di questa risposta che sono sempre più stupide le risposte delle domande. Quando nasce una domanda subito partiamo alla ricerca della risposta, mai ci fermiamo a guardare da dove nasce la domanda e perché. Facciamo un esempio. Nasciamo sentendoci dire che Dio esiste e si preoccupa di noi. Questa è un'affermazione del pensiero, non è un dato dell'esperienza. Dio non è un'esperienza per il bambino, ma è unicamente un pensiero. Tutte le affermazioni che vengono da fuori di noi, se le accogliamo partendo unicamente dal pensiero divengono un problema da risolvere per lo stesso pensiero. Dio esiste, dicono, ma io non l'ho mai visto, non ho nemmeno la minima idea di cosa sia e dove si trovi. Ecco allora che inizia la ricerca, l'arrovellarsi della mente nel tentativo di decodificare la parola “Dio”. Questo è l'usuale processo che innesca un condizionamento: un'insensata ricerca di un qualcosa che è imposto dall'esterno. Altra possibilità è la cieca accettazione dell'affermazione. Questo atteggiamento è alla base di ogni fanatismo.

Da quanto detto comprendiamo come nella sua essenza un condizionamento sia l'accettazione di un qualcosa che viene dall'esterno e che non ha nessuna attinenza con il nostro sentire interno. Hai mai sentito un bambino chiedere di Dio prima di averne sentito parlare? Hai mai visto un bambino vergognarsi della sua sessualità prima di essere stato condannato per questa? Hai mai visto un bambino amare il fumo della sigaretta prima che i “grandi” gli dicano che il fumo è una cosa per adulti? Hai mai visto un individuo amare il dolore di un ago prima che la massa gli dica che farsi un tatuaggio è una questione estetica e di partecipazione alla massa stessa? I tatuaggi in passato hanno sempre avuto un profondo significato esoterico o esistenziale; ora, per esempio, mi sfugge il significa di quei tatuaggi, tutti uguali, d'ispirazione tribale, che si vedono sui fondo schiena di molte ragazzine o donne. L'unico significa sta nel dire e nel dirsi: sono alla moda. Peccato che la moda cambi con il tempo mentre i tatuaggi rimangano per sempre. Questo era il significato originario del tatuaggio: trovare un significato o una dimensione esistenziale così importanti da ritenerli validi per l'eternità. Glamour ed eternità non credo vadano molto in simbiosi. L'estetica moderna non ha riferimenti alla dimensione dell'Essere per questo ogni volta che cambia la moda tutto ciò che ieri era ritenuto valido domani non ha più alcun valore. Se nel tuo tatuaggio riuscirai a scorgere, oltre ad una valenza decorativa, una trasposizione esteriore dell'estetica dell'anima, un simbolismo profondo ed eterno che ti rimanda alla dimensione dell'Essere, vedrai che il problema dell'impermanenza della tua volontà si risolverà facilmente. Prendi questo tatuaggio come un simbolo della necessità di trascendere ogni tuo condizionamento e conflitto interiore. Prendilo come lo sprone a sviluppare una consapevolezza unitaria e cristallina. Ogni sera prima di andare a dormire osserva il tuo tatuaggio per dieci minuti, con estrema attenzione, accarezzalo delicatamente e rilassati il più possibile. Usalo per iniziare una meditazione, rendilo una porta utile al risveglio della tua consapevolezza. In breve tempo vedrai che inizierai ad amarlo per sempre! O meditazione o chirurgia plastica, non vedo altre soluzioni. Meglio la prima!

Fammi sapere qual è la tua decisione.

Un caro saluto
Pier
 

Tags: Aiuto psicologico

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Commenti   

# El jardinero 2014-07-15 20:29
Ciao, purtroppo anche sono da poco entrato nella tua stessa situazione, pero a differenza tua il mio tattoo é in luogo visibile (un posto che vedro ogni momento della mia vita) e non piace a tutte le persone perché é tutt altro che fine ed elegante.... Volevo chiederti se hai trovato una risposta alla domanda che hai posto , o se almeno hai trovato un modo per convincere te stessa nell accettare ogni mattina di ogni santo giorno cio che purtroppo é inevitabile !

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