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Religioni, etica e morale

Amatevi come io vi ho amati

Tommaso ha scritto: Caro amico Pier, ecco il secondo passo dei Vangeli che vorrei condividere: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati".

(Giovanni 15, 12)

Pier ha risposto: Caro Tommaso, credo che a chiunque, leggendo questo passo, nasca la domanda: ma come ha amato Gesù? Non ti pare? Se il comandamento del Maestro è di amarsi come lui ha amato, non possiamo fare altro che provare a comprendere come abbia amato, di che amore stia parlando. Tutti noi ci riempiamo la bocca con questa parola: amore. Credo sia però evidente che qualcosa non quadra, qualcosa di profondamente dissimile deve indicare la parola amore intesa da Gesù rispetto all'idea di amore che abita la maggior parte delle menti e dei cuori delle persone. Facciamo guerre per amore di patria, di libertà, di democrazia. Per amore possediamo, manipoliamo e controlliamo amici, mogli, mariti e figli, a volte arriviamo persino a ucciderli, ma sempre per amore, non v'è dubbio. Esagero? Nel 2011 in Italia, in questo paese "estremamente evoluto, democratico e libero", sono state uccise 137 donne, tutte per amore, ovvio (vi invito a leggere questo interessante quanto triste articolo sull'argomento – clicca qui). Per amore della nostra famiglia, del nostro clan o gruppo, siamo spietati negli affari, cerchiamo di espandere il nostro nome, il nostro conto in banca e il nostro potere politico. Per amore della nostra religione, del nostro redentore, dello stesso Gesù, siamo sordi alle fedi altrui, alle loro usanze, ai loro riti. Non che gli altri siano da meno, ovvio. La stupidità umana non conosce confini, appartenenze, razze, sembra essere lei l'unica vera entità universale, l'unico spirito che ci accomuna veramente.

É questo l'amore di cui parla Gesù? La stupidità? Non credo! Con il termine amore noi uomini cerchiamo unicamente di nascondere il puzzo del nostro desiderio di dominio, fama e sicurezza personale. Se iniziassimo a chiamare con le parole giuste le nostre azioni e i nostri pensieri, il nostro amore, nella stragrande maggioranza dei casi, si rivelerebbe unicamente attrazione sessuale o mero desiderio di compiacimento reciproco e momentanea esaltazione data da una comunanza d'intenti.

Per poter amare un essere umano bisogna prima di tutto avere amore, ma per avere amore bisogna conoscere se stessi e l'amore. Cosa autoevidente, giusto? Ma poiché non conosciamo noi stessi e di conseguenza nemmeno gli altri, viviamo nella paura che l'ignoranza produce. Non conoscere se stessi significa accettare di pensarsi mortali, insignificanti e piccoli in un mondo caotico e immenso, di guisa significa ricercare unicamente il piacere immediato e instaurare relazioni possessive frutto della paura di sentirsi soli o rifiutati. Non conoscere se stessi significa, inoltre, conoscersi unicamente attraverso il giudizio degli altri e vivere, di conseguenza, alla continua ricerca del plauso, del potere che induce un rispetto figlio del timore o del possibile favore. Ma come è possibile non essere capaci di vedere che vivere asserviti al giudizio altrui è l'inferno? Come si può ricercare il potere e la fama per sfuggire dalla paura dell'ignoranza di sé senza vederne l'inganno? Chi ricerca cose come la fama e il potere per nascondere la propria miseria interiore vive perennemente teso e impaurito dall'idea di poterle non raggiungere o perdere qualora le ottenesse, pertanto agisce sempre confuso, teso e violento.

Come è possibile non vedere tutto ciò? Per questo Gesù afferma: "Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore".

Non conoscere se stessi e, di conseguenza, vivere cercando sicurezze fra le cose e le persone significa vivere nell'inquietudine e nell'affanno continui. Significa essere "simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".

(Matteo 7, 21-27)

Ora la domanda che dovrebbe sorgere è: ma come possiamo conoscere noi stessi? La risposta l'abbiamo già esplicitata chiaramente, spero, nel commento del passo trattato la volta scorsa:

"Vedere il falso come falso significa fare verità, vedere come ogni desiderio egocentrico conduca unicamente alla solitudine e alla povertà interiore, come ogni esaltazione dell'egoismo non sia altro che un innalzarsi nel vuoto per poi ricadere pesantemente a terra".

Conoscere se stessi significa iniziare da ciò che si è, e non da ciò che si sogna, pertanto significa in primis scorgere la falsità di ciò che si persegue, l'errore intrinseco al convincimento che la vera libertà e felicità possano venire dal "fuori", dalle cose del mondo. Quando l'uomo vede con totale e inconfutabile chiarezza che qualunque cosa provenga dal fuori è destinata, prima o poi, a svanire o annoiarlo, deluderlo o ferirlo, inizia ciò che Gesù chiama conversione.

«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».

(Marco 1: 15)

«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli». (Matteo 18:3)

Conversione infatti non significa altro che questo: cambiare direzione alla messa a fuoco della propria coscienza, spostare la propria consapevolezza dal fuori al dentro, dal mondo delle cose al Regno dei Cieli, di Dio, quella dimensione che io amo chiamare la Coscienza originaria, ma come sempre abbiamo detto le parole non sono la cosa. "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". (Giovanni 18: 36)

Il Cristo non è contro nulla, non è contro le cose del mondo, le gioie dei sensi e del corpo. È semplicemente consapevole, sveglio, libero interiormente, radicato nella presenza del Padre, pertanto vede senza ombra di dubbio che tutto ciò che viene ricercato fra le cose del mondo e le persone come risposta al proprio desiderio di pace e felicità è destinato a deludere e lasciare nella disperazione, poiché la materia è impermanente, oggi c'è e domani non c'è più, come le ricchezze, i successi e le glorie. Tutto ciò che è del mondo è destinato a mutare, a perdersi e finire, compreso il nostro corpo.

L'evangelista Giovanni afferma: "Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!".

(Giovanni 2: 15,17)

Queste parole vanno, però, chiarite con grande attenzione poiché, nei secoli, interpretazioni estreme e parziali hanno creato più dolori che risveglio e pace. Non amate il mondo significa unicamente che prima di ogni cosa va ricercata, conosciuta e amata la sorgente di tutte le cosa, cioè Dio.

Solo quando si conosce come accendere un fuoco non ci si dispera quando in una buia notte il vento spegne la nostra lanterna. Allo stesso modo, usando questa metafora, potremmo paragonare Dio alla conoscenza imperitura dell'origine del fuoco e le cose del mondo ad una fiamma accesa. Se ci aggrappiamo alle cose del mondo, ad una fiamma accesa che non sappiamo come sia nata e come farla risorge quando si esaurirà, quando queste termineranno verremo sopraffatti dalla disperazione delle tenebre. Ecco allora che l'unica salvezza consiste nel rivolgerci all'essenza della stessa conoscenza, cioè Dio, affinché mai nulla ci possa turbare, poiché l'essenza della conoscenza è imperitura, completa in sé stessa. Solo chi sa come nasce il fuoco può non temere la notte, come solo chi conosce Dio può non temere il mondo e le sue tenebre.

Ma forse ancor più importante è che solo chi conosce la sorgente del fuoco può amare e curare il mondo. Chi parte amando il mondo si inganna e cade in errore, poiché non conoscendo la sua vera sorgente, vaga fra le cose e le persone come un rapace: sempre pronto a rubare e approfittare, spaventato dall'idea di rimanere senza fiamma, senza luce. Non v’è infatti dimostrazione più grande del fatto che solo chi conosce Dio può amare il mondo dello stesso Gesù.

L'intero suo agire e predicare non sono altro che pura espressione d'amore per l'uomo, che è l'essenza del mondo. Ma vale la pena ricordare nuovamente queste parole e meditarle con attenzione: "Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più."

Tutte queste cose ci saranno date in più! Gesù non dice, "mortifica la carne, rinnega la vita, il mondo, gli affetti, chiudetevi in una grotta, non fate l'amore, non godete i piaceri della vita", dice soltanto di non edificare la propria casa sulla sabbia, di non dare un valore assoluto a ciò che è relativo, di non aggrapparsi a ciò che non ha consistenza, di non mettere il contingente al posto del trascendente. É la chiusura del cuore dell'uomo nei confronti di Dio che genera concupiscenza, paura, violenza, stupidità e ogni orrore, non è il mondo in sé il problema. Come potrebbe essere un problema un mondo che può essere unicamente piena espressione della potenza e della meraviglia di Dio? Infatti da dove altro può uscire il mondo se non dallo stesso cuore di Dio? Dal demonio? E il demonio da dove salta fuori? Se vorrete un giorno potremo parlare solo del demonio, ma questo non è il suo spazio ne il suo tempo. Il sole, gli animali che abitano la terra e il cielo, infiniti fiori dai mille colori, le risa e i giochi dei bambini, la passione che attrae i corpi, l'amore che illumina le anime, come possono essere un problema queste cose? Tutto ciò è il miracolo del dipinto potenzialmente perfetto di Dio. L'unico problema è la dimenticanza da parte dell'uomo di Dio. L'uomo non sapendo chi è, da dove proviene e dove sta andando, si muove nel mondo come un folle, devastando ogni equilibrio e bellezza.

Ma torniamo alla conversione e cerchiamo di chiarire ulteriormente cosa significhi. Paolo afferma: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà". (Romani 12, 1-2).

Paolo ci dice che quando la mente è nuova, rinnovata, fresca, totalmente sensibile e aperta, svuotata da ogni contenuto egoico, da tutti quei pensieri che unicamente vorticano su se stessi alla disperata ricerca di un piacere, di una rassicurazione, di una protezione, si può fare esperienza della volontà di Dio. Qui Paolo ci sta parlando dell'essenza di ogni vera preghiera e di ogni meditazione.

Da quanto detto risulta chiaro che conoscere se stessi significa vedere l'inconsistenza delle cose a cui ci siamo aggrappati, vederne la relatività e pertanto l'inevitabile dolore e confusione che comportano quando vengono scambiate per fondamentali. Questa prima fase, se portata a termine pienamente, ci consente di purificarci, di liberare i nostri cuori da tutti i pesi, gli egoismi e le ferite del passato, lasciandoci sulla soglia della porta del Regno.

A questo profondo e radicale lavoro di autodemolizione e risveglio della coscienza ci invita Gesù quando afferma: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli". Lo spirito deve divenire povero, cioè vuoto, libero da tutti i pesi degli attaccamenti alle cose del mondo. Liberi dai pesi degli attaccamenti, non liberi dalle cose e dalle persone! É l'attaccamento che ci fa divenire schiavi, meschini, violenti, arroganti, prevaricanti e desiderosi di avere sempre più. È pensare le cose del mondo come funzionali alla saturazione della propria ignoranza e insufficienza interiore ciò che corrompe il mondo. Insomma, siamo noi la corruzione del mondo e la miseria della carne e non viceversa. Essere veramente liberi significa poter godere anche delle cose del mondo e delle relazioni. Che libertà può avere un uomo che nega la vita per potersi pensare libero? La vera libertà è un atto di totale inclusione, non di sempre più vasta negazione.

Quando lo spirito è povero il cuore è puro, pertanto: "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio". (Matteo 5, 3-12)

Ed eccoci ora sulla Soglia del Regno dei cieli, di quel Regno che Gesù ci invita senza sosta a scoprire, a sperimentare. Eccoci ad un passo dallo scoprire cos'è quella Volontà di Dio che Gesù continuamente dice di adempiere.

Per intuire meglio il messaggio del Maestro credo non vi siamo parole più adatte di quelle scritte da Giovanni: "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore".

(Lettera di Giovanni 4, 7-21)

In queste parole di Giovanni, per me, è contenuto il cuore di ogni vera spiritualità, di ogni vera religione, la verità stessa sull'uomo e l'universo intero. Se l'uomo non fosse così tremendamente sordo e cieco alla sua più intima e profonda realtà tutti i nostri vaniloqui filosofici, pedagogici e umanistici svanirebbero, cancellati da queste sole poche parole: "...chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore".

Deus Caritas Est, afferma Giovanni, Dio è amore, pertanto la volontà di Dio è, in primis, che si realizzi nel mondo e pertanto nel cuore di ogni uomo questo amore, il Suo amore, questa unità indissolubile delle anime, che solo nell'esperienza di Dio può accadere affinché "sia fatta la Sua volontà come in cielo così in terra". Ora forse è più chiara la differenza fra l'amore come viene comunemente inteso e l'amore di cui parla Gesù. L'amore comunemente inteso è l'esatto opposto dell'amore che ci invita a sperimentare il Maestro. L'amore del Cristo sgorga dall'interno, dalla realizzazione della sua natura Unigenita con Dio. L'amore comunemente inteso proviene dall'esterno, da un attaccamento alle cose e alle persone indotto dalla paura figlia dell'ignoranza di sé e di Dio.

Credo sia però fondamentale ricordare ancora una volta le parole di Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà".

Dio è amore, ma l'amore non è un concetto, una teoria, un dogma teologico da dibattere e disquisire, l'amore è un'esperienza da realizzare, un fatto che si palesa quando la nostra coscienza è limpida, vuota, pronta a ricevere, pronta ad essere utero per la rinascita, per la nascita dello Spirito.

"Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».".

(Giovanni 3:3,8)

Ma per fare ciò bisogna voler vedere e comprendere profondamente il significato delle nostre esistenze, bisogna voler mettere in questione i nostri concetti di amore, felicità e vita in generale, per poterli vagliare e purificare da ogni falsità e condizionamento. Per fare ciò bisogna raccogliersi nel silenzio affinché la propria mente e il proprio cuore tacciano, potendo così divenire capaci di ricevere l'Incommensurabile. Per questo ogni preghiera e meditazione che non conducano unicamente alla totale perdita di se stessi, per lasciare posto a ciò che non ha nome, sono vane, capricci dell'ego che unicamente del suo parlare è compiaciuto. Infine, per fare ciò, oltre a vedere e comprendere serve fede e speranza, poiché invero nemmeno fuori di casa potremmo andare se non avessimo un po' di fede nel giorno nuovo e un po' di speranza di poter arrivare sani sino a sera. Ora, credo che non vi sia dubbio alcuno, per trovare il coraggio di morire a se stessi e rinascere, fede e speranza sono l'unica barca che ci permette di fare l'ultima grande attraversata del fiume interiore: dalla riva del mondo a quella di Dio. Ma fede e speranza non devono essere confuse con ottusa credenza e personale illusione, cosa che pare vada per la maggiore.

"Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua perché chiunque vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e dell'evangelo, la salverà. Che gioverà infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l'anima sua? O che cosa potrebbe dare l'uomo in cambio dell'anima sua?".

(Marco 8, 34-37)

Dio, Regno dei cieli, Padre, sono solo parole che tentano di indicare una dimensione reale, l'unica dimensione reale e imperitura! Pertanto non attacchiamoci alle parole, non creiamo divisioni e nuovi condizionamenti proprio usando il messaggio di chi è morto per liberare l'uomo dall’ignoranza. Non aggrappiamoci al dito che indica la luna. Ciò che conta è unicamente il desiderio profondo e onesto di fare libertà e verità nelle nostre coscienze, per permettere all'amore di accadere, per permettere a ciò che non ha nome di manifestarsi. Questo per me è l'amore di Cristo, il cuore del suo insegnamento.

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati".

(Giovanni 15,12-13)

Un caro saluto
Pier

Articolo tratto dal libro "Colombe e serpenti".

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Tags: Maestri spirituali, Riflessioni sulla vita

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Commenti   

# adelaide 2012-10-11 07:29
Non oso dire nulla...In silenzio,mi godo questa lettura.
Grazie a tutti.
# Max 2012-10-11 07:40
Un Gesù così leggero, privo di pesi antichi, di letture oscure e immaginifiche, che meraviglia, che respiro. Grazie, in silenzio mi godo ancora questa lettura!
# Francesco 2012-10-14 10:05
Grazie... :D

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