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Religioni, etica e morale

Destino e libero arbitrio

vicenza, caldogno,  alluvione Giuseppe ha scritto: Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi del libero arbitrio e del destino?

Pier ha risposto: “Il libero arbitrio è un concetto filosofico e teologico secondo cui ogni persona è libera di poter scegliere. Il destino, invece, solitamente si considera connesso alle varie concezioni deterministiche secondo le quali la realtà è in qualche modo predeterminata, per cui gli individui non possono compiere scelte perché ogni loro azione è stabilita a priori. Il concetto di libero arbitrio ha implicazioni in campo religioso, etico e scientifico.

Teologicamente il libero arbitrio implica inoltre che il divino, nonostante onnipotente bene sommo, abbia generato degli esseri corruttibili e liberi di scegliere. In ambito scientifico l'idea di libero arbitrio determina un'indipendenza dell'individuo dalla causalità fenomenologica”. Libero arbitrio e destino sono concetti che percorrono la storia del pensiero umano sin dalle sue origini. L'uomo da sempre si chiede se è libero di scegliere o è mero strumento di una natura predeterminata. Sono stati scritti trattati immensi, spesi fiumi di parole. E siamo ancora qui: la domanda non si è mai esaurita. E allora perché no, perché non gettare anche il mio secchiello d'acqua in questo eterno fiume di parole?!

Sino a quando la mente vive condizionata, rinchiusa entro gli schemi del pensiero, non v'è alcuna possibilità di libertà. Ogni azione che nasce dall'inconsapevolezza è pilotata, comandata da forze interne all'individuo a lui ignote. Chi vive questa condizione d'ignoranza interiore, quando deve agire, opera attraverso una mente confusa, frammentata, spinta in diverse direzioni, e alla fine compie atti e azioni comandate unicamente dalla forza inconscia maggiore che lo abita. Il processo di pensiero confuso che facciamo prima di dover agire lo chiamiamo libertà di pensiero, quando in realtà è unicamente la manifestazione della nostra frammentazione interiore. L'azione che alla fine ne scaturisce la chiamiamo scelta, quando in realtà è unicamente l'inevitabile conseguenza della reazione del nostro meccanismo interno. Il mondo esterno ci offre situazioni sempre nuove a cui dobbiamo rispondere, ma noi, avendo una sorta di programma interno, vi rispondiamo sempre allo stesso modo. Quante volte vediamo persone chiuse in se stesse rispondere ugualmente ad ogni situazione, a ogni persona e in ogni momento?! Passa un giovane che sorride loro, e questi rispondono con il solito misero grugno. Passa un uomo che li offende e reagiscono con il medesimo misero grugno. Passa un camion che li investe, e, morenti, completano il loro perfetto destino con lo stesso misero grugno. Il destino non è una questione di predeterminazione degli eventi esterni, ma un fatto di predeterminazione delle risposte interne della mente umana. L'unico vero libero arbitrio che è sempre a nostra disposizione, per me, consiste unicamente nella possibilità di scegliere se osservare i nostri meccanismi e liberarcene, uscendo dal tracciato del nostro destino, o se scegliere di rimanerne schivi.

Solo quando usciamo dai nostri condizionamenti, quando abbiamo visto e dissolto tutti i nostri meccanismi interiori reiteranti, possiamo assaporare la dimensione della liberà. Ma tale libertà non ha nulla a che vedere con la possibilità di pensare e ripensare a cosa si deve fare o non fare. Tale libertà è uno stato dell'Essere che si raggiunge quando la mente non è più frammentata, mossa da mille pulsioni e fantasmi interni in lotta fra loro. Essere liberi, per me, significa riflettere la realtà esattamente per quel che è, e da questa percezione cristallina delle cose, rispondere totalmente alla vita lasciando che la risposta affiori dai recessi più profondi e insondabile dell'animo. Le azioni che scaturiscono da questa condizione interiore non lasciano pesi, sensi di colpa, dubbi o angosce, poiché in noi non v'è più nessun senso di “io ho fatto, io non dovevo fare, io potevo ma non sapevo...”.

Quando la mente non è più frammentata sentiamo di muoverci nel mondo guidati da un senso di appartenenza all'esistenza intera. Percepiamo che non siamo noi a determinare le cose, ma che attraverso di noi si manifesta continuamente il mistero che pervade ogni Essere e fenomeno dell'universo. È per questo che ogni mistico di ogni religione e tempo, quando è giunto alla realizzazione ultima ha affermato di essere unicamente uno strumento nelle mani del Divino, una canna di bambù vuota suonata dalla melodia del Cosmo. Le descrizioni sono varie, le parole cambiano, determinate dal particolare retaggio culturale nel quale l'individuo realizzato è cresciuto, ma la sostanza è sempre la stessa. V'è un’esperienza di perdita di personalità a favore di una rinascita all'interno di una dimensione di vastità, armonia e a-temporalità. Quando ciò avviene non si risponde più alle logiche di un destino individuale, parziale, predeterminato e, pertanto, perituro e angoscioso, ma si inizia a far parte della “magia” della vita, una “magia” che non conosce confini e schemi.

In sintesi sostengo che un destino predeterminato esiste sin tanto che viviamo condizionati, ma paradossalmente questo destino lo possiamo sempre modificare perché in noi esiste il libero arbitrio. Il libero arbitrio consiste unicamente nella possibilità di scegliere se divenire sempre più consapevoli di sé o rimanere ignoranti. Quando ogni condizionamento è dissolto si dissolve anche il libero arbitrio poiché con il dissolversi dell'ego, chi è libero rispetto a cosa? Se in questo corpo non esiste più alcuna sensazione di “Io”, se la coscienza che alberga in questa forma inizia a danzare all'unisono con la vita intera, il Divino, Dio, il Tutto, l'Essenza suprema o come la vogliamo chiamare, la scelta scompare.

Paradossalmente la condizione di totale libertà è una condizione di dissoluzione della libertà di scelta. Infatti, se ci meditiamo un po', scegliere è sempre il frutto di una condizione di parzialità, di indecisione, di limite: meglio questo o quello? Di guisa, sino a quando qualcosa deve essere scelto, qualcosa in me vive in conflitto, in dubbio, separatamente. Ecco allora che per me essere pienamente liberi significa sentire che ciò che accade, momento dopo momento, non potrebbe essere diversamente, poiché è un qualcosa che scaturisce dalla pienezza, dalla totalità dell'Essere, dal Divino, senza ombre di vanità o desiderio di controllo. Sentire che “ciò che accade non potrebbe essere diversamente” non va confuso con la percezione che “ciò che si fa non può essere diverso”. Sentire che “ciò che si fa non può essere diversamente” scaturisce dalla percezione di essere confinati in se stessi, da una percezione di isolamento e di impotenza rispetto a ciò che ci circonda. Sentire che “ciò che accade non potrebbe accadere diversamente” nasce invece da una percezione di vastità, di appartenenza a una vita che momento dopo momento, proprio perché infinita e insondabile, accade misteriosamente ed estaticamente. In questa vita noi siamo immersi, completamente fusi, ne siamo parte organica e imperitura, come, del resto, ogni altra cosa e creatura. Di questa vita noi siamo massima espressione, sempre nuovo compimento e superamento. E anche quando non ne siamo consapevoli, è sempre e comunque questa vita che attraverso di noi si esprime nell'unico modo in cui si può esprimere, poiché non ha altro all'infuori di sé stessa per potersi dare. La vita non consce divisioni, fratture, pertanto non v'è alcun mondo della materia scisso dal mondo dello spirito, non v'è alcun creatore seduto su di un trono a osservare i drammi di qua giù. La materia è parte grossolana dello spirito, lo spirito è parte sottile della materia. Materia e spirito sono la stessa cosa, sono solo parole che descrivono due condizioni delle stesso fenomeno. Senza materia non v'è spirito e senza spirito non v'è materia. Senza esperienze del mondo non v'è crescita della consapevolezza e senza crescita della consapevolezza non v'è materia. Pertanto il corpo va onorato, rispettato, quanto la natura e la materia nel suo insieme, poiché senza tutto ciò anche tutto il resto è impossibile.

Dico questo perché per secoli l'idea di libero arbitrio è stata connessa all'idea dell'esistenza di una Dio lontano dal mondo che ha messo a disposizione dell’uomo la materia e la natura affinché questo le plasmi a suo piacimento sino a quando non fa ritorno fra le braccia del suo creatore immacolato, immateriale, puro e casto. Ora, dico io, ma v'è follia più grande? Questa idea di scissione fra il mondo dello spirito e il mondo della materia, dal mio punto di vista, sta alla base del nostro agire barbaro e violento nei confronti dell'esistenza. La natura non è separata dalla consapevolezza, anzi, ne è il tempio, l'alcova dove anima e materia si fondono in un amorevole abbraccio per generare ogni nuova possibilità di vita.

È solo la mente umana che può sognare di vivere scissa da questo abbraccio, ma lo può fare unicamente perché è piccola e superficiale, quanto drammaticamente potente e pericolosa. Se la mente umana non esce dalla sua frammentazione, dal suo ragionare settario, territoriale, personalistico e solipsistico, la natura risponderà, e quando la natura risponde non lo fa come l'uomo, sempre dubbioso, confuso, contorto e pieno di ripensamenti. Quando la natura risponde è totale, pertanto l'uomo non potrà nulla se non forse comprendere che lui stesso ha stupidamente collaborato a determinare eventi irrimediabili.

 

 

Tags: Riflessioni sulla vita

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Commenti   

-1 # Silvana 2010-11-05 06:09
Il libero arbitrio a volte non basta. Per quanto ti sforzi, avanzi, arretri, sposti o lasci, le cose vanno come vanno. Se le cose devono andare male o bene non importa il modo, non importano le intezioni, a volte va come deve andare e tu ci puoi stare male o bene, fa lo stesso. E' al di là di te. Almeno mi sembra. Siamo esseri umani e come tali siamo sempre in relazione. Questo vuol dire che il nostro dialogo non dipende solo da noi. E quindi quello che capiremo e quello che penseremo non è solo frutto nostro, ma di una interazione. Per quanto siamo consapevoli abbiamo i sentimenti e scondo me non possiamo non essere influenzati. Amiamo, sentiamo il dolore, piangiamo o ridiamo, ma è sempre un sentimento. E noi non possiamo non sentire. E non sappiamo la risposta della persona a cui ci rivolgiamo. A volte anche quando voglio fare diversamente l'altro non lo distingue necessariamente dal poter essere diversamnete del succedere delle cose. Ognuno ha il suo modo,il mio è quello di affogarmi nel dolore per poi riemergere. E so che riemergerò. E so che sarò amata e capita, prima o poi. Forse il mio problema è che vivo troppo nell'emozione. Non so più che cosa pensare. Sembra tutto così complicato e so che è semplice, lo intuisco, ma non ci arrivo. Spero di vedere questa semplicità perchè così spero che mi vedrà la persona che amo e che in questo momento è così lontana.
# renato farina 2010-11-05 17:23
Se lo prendiamo dal lato filosofico, tanti sono i fattori involucrati. La religione o le religioni l'hanno buttato lá lasciando tutto il peso del suo significato a te, per poi essere "giudicato" e non lamentarti...IO semplicemente, con il mezzo secolo e piú di vita é questione di COSCIENZA, che tutti abbiamo, e dell'inconscio del trascorrere della vita. Siamo avvolti dal mistero peró, ( secondo me) se siamo nati buoni la nostra coscienza ci indicherá evitare il male, fare del male e farsi del male; se invece siamo nati con l'istinto del male saremo la nostra dannazione perché faremo e ci faremo del male..
Dadrim ha ragione ma io che ancora non ho capito il significato di questa vita, sempre mi domando chi siamo da dove veniamo e dove andremo... Ho accettato questo mistero, ho vissuto e nel mio piccolo non mi posso lamentare ...ma non tutti possono dire lo stesso; sarebbe come mettersi a contare le stelle nel cielo, a che servirebbe?
# enza 2010-11-08 21:27
uccidere la nostra personalità è un cammino lento e arduo ma resta un'avventura meravigliosa, quando tra un ostacolo ed un altro si intravede la meta, tutti i timori, i sacrifici e gli errori sono solo meteore ormai sfumate.
# iliono 2010-11-13 18:20
come giustamente dadrim faceva notare del tema del libero arbitrio e del destino si sono scritte una grande quantità di libri essendo la concezione del libero arbitrio in contrapposizion e del destino.Sembra che i due concetti filosofici siano incompatibili fra loro se uno è libero di scegliere il proprio destino tramite le scelte che il libero arbitrio gli consente come è possibile che il destino sia prefissato apriori prima ancora di nascere?
Alla questione potremmo provare a rispondere considerando il destino non come immutabile e eterno ma come un grande piano esistenziale dove noi ci possiamo muovere tramite il libero arbitrio in ogni direzione e prendendo le responsabilità delle nostre scelte.
Il fattore che scardina il concetto del libero arbitrio è che noi non siamo liberi al 100% la nostra libertà il nostro libero arbitrio è limitato dalla nostra situazione attuale di uomini e di donne che vivono sulla terra e alle leggi fisiche sono ancorate le nostre esistenze, la nostra situazione sociale ci limita alcune azioni e ce ne impedisce altre.
Perciò se ci vediamo come esseri che anno un grande spazio di manovra molto più grande della nostra immaginazione ma non infinito ogni uno di noi provato dentro di se che esistono delle situazioni che per le nostre forze sono insormontabili e insopportabili e dobbiamo o retrocedere o cambiare strada ciò vuol dire che siamo arrivati al bordo al limite del nostro destino e che non ci è permesso andare oltre perché il destino che DIO a previsto per noi non comprende se pur vasto l'azione o la direzione che noi pensiamo di prendere o compiere.
un saluto
iliono

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