Sulla morte
Riflettevo sulla morte... La morte ci terrorizza perché porta con sé il “conto”. Viene chiedendoci cosa abbiamo fatto, compreso, vissuto, quanti momenti di gioia abbiamo sprecato, quanti possibili amori abbiamo sciupato o rifiutato per stupide paure o con inutili egoismi. L’ignoto ci intimorisce perché il nostro passato è tutto ciò che pensiamo d'avere e di essere, e quel che ieri non siamo riusciti a ottenere, speriamo di raggiungerlo domani, ma domani nulla è certo. Ecco allora la paura che ci assale. La morte per la nostra mente rappresenta per antonomasia l'estinzione di ogni legame con il passato. Pertanto, se riflettiamo bene, non è la morte in sé la causa dei nostri guai, essendo oltretutto un fatto inevitabile, ma il rapporto che abbiamo instaurato con il passato. È l’idea di dover perdere quel passato che per noi significa possessi, fatiche, rivalse e desideri ad annichilirci, poiché nello “ieri” che si perpetua in un domani sperato e immaginato vive l’essenza stessa del nostro ego, la continuità della nostra personalità.
Osservando la morte di altri uomini e constatando la conseguente dissoluzione del loro corpo, associamo l’idea della morte all’idea del nostro annientamento assoluto poiché tutto ciò che conosciamo di noi e della vita in generale, usualmente, si limita alle funzionalità del nostro corpo fisico. Ipso facto, no body no party! ...
Tags: Riflessioni sulla vita
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