Santa ignoranza consapevole
Giorgio ha scritto: Carissimi utenti del blog di Dadrim, sono nuovo qui. Leggo e rimango meravigliato, incredulo per la disinvoltura con cui si risponde alle domande poste. Solo chi conosce se stesso conosce anche il prossimo. Perciò mi congratulo con voi tutti! Anch’io ho dei problemi e se non li ho li cerco, per questo non dovrei lamentarmi. Se fossi “connesso” a me stesso probabilmente vivrei sereno, chissà che un giorno non capiti anche a me. Nel frattempo auguro a tutti un buon proseguimento.
Giorgio
Pier ha risposto: Gentile Giorgio, pensi che la mia mente sia perennemente serena? Non è così. Diciamo che i suoi turbamenti sono sempre meno miei affari, tutto qui. Per quanto riguarda la mente degli amici del blog, lascio ad ognuno valutare la sua “scimmietta dispettosa”. Parlando poi di questo blog, diciamo che è più un esperimento di conoscenza, spero destinato alla santa ignoranza, che ad una conoscenza come comunemente intesa. Più si va in profondità nella coscienza e più si dovrebbe comprendere di non aver mai conosciuto un bel niente su di sé e sulle persone in generale. Alla fine l'ignoranza dovrebbe scoprirsi totale. I maestri ci insegnano che solo dalla totale “ignoranza consapevole” nasce lo splendore dell'innocenza e della meraviglia. Come già ti dissi, dal mio punto di vista, la consapevolezza è prima di ogni oggetto di conoscenza. È un mio punto di vista o è un fatto? Se impariamo a rimanere in compagnia della nostra stessa consapevolezza, senza inseguire gli oggetti del pensiero-emozione, l’esistenza lentamente si trasforma in un movimento di vita sempre più sereno e significativo perché indiviso. Stare nella propria essenza non è conoscenza. Chi può conoscere cosa? Stare alla radice di se stessi sarebbe più corretto definirlo come puro essere o sentire l’Essenza. Noi non siamo abituati a sentire noi stessi perché veniamo “educati”, attraverso un processo di oggettivazione della nostra reale natura, a costruire e inseguire immagini transitorie di noi stessi. Crescendo aumenta progressivamente il pensiero, la convinzione di essere cose, sino a perdere totalmente la connessione con la nostra Essenza. “Io sono un medico, io devo diventare famoso per essere qualcuno, io non vado bene perché non ho denaro, potere, io morirò perché questo corpo morirà ed io sono questo corpo”, questi sono i flussi di pensiero comuni alla maggior parte delle persone. Questo è ciò in cui crediamo: un evidente processo di perpetua oggettivazione della consapevolezza. Ma se indaghiamo, non è altrettanto evidente che tutto ciò in realtà è qualcosa di percepito da uno “sfondo immutabile di pura presenza cosciente”? Ritengo questo un fatto auto evidente e inconfutabile, altrimenti non vi sarebbe nessuna possibilità di percezione. Ecco, quell'essenza che percepisce è il “noi” più reale e paradossalmente più ignoto. Troppo assorbiti dal flusso emotivo-mentale siamo divenuti inconsapevoli della stessa consapevolezza percipiente, di noi stessi. Ecco allora che “meditazione” significa distogliere sempre più la propria attenzione dai contenuti del pensiero per lasciarla ritornare alla sorgente. Tutto qui! Partendo da questa concezione semplice, essenziale e risolutiva del “problema uomo”, possiamo dire che ritorniamo a noi, alla nostra essenza, meno siamo interessanti alle infinite sfaccettature che assume il comportamento alienato della mente identificata. Certo, sappiamo bene che l’alienazione di ogni individuo ha un’unica causa comune: l’aver confuso l’Essere con il divenire delle cose del mondo e della mente, ma quando questo è compreso pienamente cosa resta da fare o da dire? Da quel momento in poi ciò che ci premerà intensamente sarà solo terminare il nostro risveglio e aiutare altre persone a comprendere l’assurdità in cui sono cadute. Questa, a mio avviso, è anche la grande differenza fra psicologia-psichiatria e ricerca interiore (psicologia del trascendente o filosofia dell'Essenza, come mi piace chiamarla).
La psicologia e la psichiatria indagano cause e forme altamente disfunzionali della mente condizionata per riportarla a una condizione mediamente accettata che definiscono normalità. Per la psicologia e la psichiatria la consapevolezza identificata al corpo non è uno stato illusorio della coscienza, sono la normalità, per questo partono dalla mente e rimangono nella mente. Diversamente la ricerca interiore, la vera spiritualità, il misticismo, la filosofia dell’Essenza o come si voglia chiamare questa comprensione dell’uomo, invita a scoprire la causa prima dell’intero fenomeno “mente condizionata” per rimuoverlo completamente e definitivamente.
Buona connessione caro Giorgio!
Pier
Tags: Ricerca della felicità, Equilibrio interiore
Commenti
Nell'intransitato finisce la via.E vaste e spaziose porte si apriranno.Tutte le porte.
Visione Zen
http://www.dadrim.org/Spiritualita/Il-grande-disincanto
Per mia esperienza e' stato piu' facile domare il Bue.La scimmia dispettosa si diverte mio malgrado a brucare l'Erba sdegnata dal Bue...Sara' mai sazia?
Visione tranchi
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