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Libera-mente Dadrim

Terzo passo: solo Dio esiste! Perché? Perché Sì!

Montagne al tramonto

Adelaide ha scritto: Esiste una relazione fra la ‘Coscienza Originaria’ e Dio? Inoltre, quando parli dell’esistenza di una Realtà pura, libera e senza tempo, chi l’ha creata o come la intendi? Da dove viene questo sconfinato universo, questa vita che così generosa quanto spietata anima questo mondo? Dove stiamo andando noi tutti e perché?

Un abbraccio,
Adelaide

Pier ha risposto: Se usiamo la parola Dio come sinonimo di ‘Coscienza Originaria’, per come ho spiegato sino ad ora questo termine, posso affermare che per me solo Dio esiste! Ma non è Dio ad esistere in noi, siamo noi ad esistere in Lui! Come potrebbe invero essere il contrario, come può la parte contenere il Tutto? Come può la ‘singolarità’ contenere la ‘Coscienza Originaria’? È sempre il Tutto che sostiene e dirige la parte. La sensazione di essere individui separati dal corpo indiviso della vita, di esistere scissi gli uni dagli altri è irreale, è il risultato dell’identificazione della consapevolezza con il pensiero “io sono questo corpo”, come spero di aver spiegato sufficientemente bene in precedentemente al punto di aver stimolato i nostri lettori ad intraprendere una personale indagine interiore per verificare la validità di quanto detto. Nella realtà mai un solo istante siamo vissuti e vivremo fuori dal “cuore di Dio”, ma, ahimè, come ci accade in sogno, possiamo immaginare cose fittizie, di essere in tanti diversi luoghi, nonostante, nei fatti, non ci spostiamo di un solo passo dal nostro comodo letto. Ugualmente, i condizionamenti creano nelle nostre menti infiniti sogni, nonostante la radice della nostra coscienza non sia mai potuta esistere separata dalla ‘Coscienza di Dio’.

Queste mie parole non sono consolazioni, ipotesi o cose in cui credere, ma una realtà che deve essere sperimentata. Attraverso la riflessione, la meditazione, l’introspezione, o come la si voglia chiamare, dobbiamo smettere di disperdere la nostra energia in cose inutili, dobbiamo convertire la direzione del nostro flusso di attenzione dal ‘fuori’ al ‘dentro’, per ricondurci al cuore dell’esistenza, alla sorgente, l'unico luogo dove vera libertà e pace possono essere trovati. Per creare le condizioni di “apertura” necessarie al risveglio interiore dobbiamo liberarci da ogni rumore che inquina la nostra mente e da ogni turbamento che increspa la superficie del nostro cuore. Quando la nostra mente non è più frammentata dalla rincorsa di orizzonti parziali, quando comprende d’essere sempre dispersa nella ricerca di infinite chimere, rimane immobile nel qui ed ora, è solo allora la natura essenziale della Coscienza si può manifestare.

Cara Adelaide, mi chiedi chi ha creato questo universo, come è nato lo sconfinato e misterioso mondo in cui viviamo, da dove veniamo e dove andiamo? Dal mio punto di vista nessuno a creato nulla, mai siamo venuti e mai andremo in alcun luogo. Tutto è sempre qui ed ora, nell’eterno presente. Il problema sorge perché la mente umana non concepisce nulla fuori dal principio di causa ed effetto. Se qualcosa esiste deve avere inevitabilmente una causa. Ma questo postulato vale solo per le cose percepite attraverso il pensiero e i sensi, che per loro natura devono dividere e frammentare. La mente non può conoscere la sua stessa sorgente, all'opposto, è proprio lei che ci ha illusoriamente separati dall’origine, e per assurdo noi chiediamo al “ladro di vestirsi da poliziotto per andare a caccia del ladro”.

Riflettiamo, la mente ogni cosa che conosce la percepisce attraverso i sensi: piccole finestrelle aperte sul mondo fenomenico. Percepiamo così le cose come una persona percepisce una stanza osservando attraverso il buco di una serratura. Quando una uomo passa di fronte al buco della serratura l’osservatore afferma: “Vedo una persona che prima non esisteva”. Quando la persona è passata attesta: “Ora la persona è svanita nel nulla”. La stessa percezione ce la danno i nostri sensi.

Quando un corpo nasce, affermiamo: “Un nuovo individuo è venuto al mondo”. Quando un corpo muore, asseriamo: “Un altro individuo è svanito nel nulla, è morto”. Tutto ciò è l’inevitabile risultato delle percezioni e delle conoscenze che ci possono derivare dall’utilizzo esclusivo dello strumento “mente - corpo”. In realtà mai nessuno è nato o morto. Il fraintendimento nasce dal fatto che consideriamo le persone unicamente il loro corpo. Ma è realmente così? Siamo solo ciò che i sensi possono percepire? Prima di fare affermazioni tanto importanti e assolute non dovremmo esser certi di aver speso ogni energia in una serrata e totale indagine interiore? I più credono ciecamente a ciò che “raccontano” i loro sensi o, forse peggio, a quel che gli hanno raccontato le persone sin da quando erano piccoli. Per indagare la realtà dei fatti dobbiamo abbandonare i sensi e le opinioni, iniziando ad osservare attraverso la pura consapevolezza, dobbiamo risvegliare la capacità di penetrare le cose direttamente, intuitivamente. Sembra tutto molto esoterico, ma non lo è per nulla, sono i nostri convincimenti ad essere complicati e contorti. Guarda quanti pensieri inquinano la nostra coscienza. Sono migliaia, molti senza senso, altri noiosi, logoranti, altri ancora tormentosi. Le nostre menti sono in gran parte fuori dal nostro controllo, ci dominano, per questo la possibilità di cogliere la realtà delle cose ci sfugge. Roteiamo in continuazione attorno a quattro problemi: cibo, sesso, potere e compensazioni emotive. Se non usciamo dallo schema “sensi-pensiero” non conosceremo mai nulla di nuovo.

Nel mondo della materia sembra che ogni cosa sia causata da un’altra cosa, ma oggi persino gli scienziati non sono più così concordi su questo paradigma. Dal momento che i nostri sensi vivono immersi in un mondo che pare determinato dal principio di causa–effetto, la nostra mente applica per analogia la stessa logica anche a ciò che riguarda le domande ultime sull’esistenza umana. Ma un tale approccio è scorretto da ogni punto di vista.

Mi chiedi chi ha creato il mondo, la vita, tutto questo misterioso universo. Se ti rispondessi Dio non ti sorgerebbe subito la domanda: “Perché?” Causa, effetto, scopo: queste sono le forme base del ragionamento comune. Ma se osserviamo la natura delle cose essenziali scopriamo che non v’è nessuna causa scissa dall’effetto e non v’è nessun “perché” separato dal “così com’è”. Cosa intendo? Quando amiamo siamo felici. Ha senso chiedersi il perché? La causa amore sta nell’effetto felicità e la causa felicità sta a sua volta nell’effetto amore. Sono un tutt’uno che non necessita d’altre declinazioni. Le cose essenziali sono così come sono punto e basta! Altrimenti non sarebbero essenziali ma secondarie. Pertanto dobbiamo iniziare a comprendere che fare domande senza senso è la prerogativa della mente. Dobbiamo capire che il nostro ragionare per come è stato condizionato sino ad oggi crea domande anche dove non v’è alcun senso porsele. Le risposte ultime sull'esistenza sono per statuto ontologico libere dalla necessità di ulteriori domande altrimenti non sarebbero “domande ultime”, ovvio, ma evidentemente non scontato se notiamo come le persone continuino a porre le medesime domande. Dio è nel mondo e crea instancabilmente perché la sua natura è creatività e intelligenza infinità. Non v’è nulla da capire! Piuttosto dobbiamo tornare a sentire e partecipare a questa realtà risvegliandoci alla creatività e all’intelligenza di Dio. Ad un certo punto dell’indagine interiore la mente e le sue domande dovrebbero iniziare a perdere ogni valore sostituite da un sentimento di fiducia e abbandono, da un profondo desiderio di sciogliersi interiormente per tornare ad essere parte di Dio e della sua creatività.

Viene un momento in cui si può solo celebrare e gioire. I teologi si sono sempre chiesti cosa facessero gli angeli in cielo. I mistici hanno sempre risposto: “Celebrano la gloria di Dio.” È esattamente quel che sto sostenendo qui attraverso un linguaggio più moderno e spero più chiaro e comprensibile. Cosa fa la consapevolezza quando si risveglia dall’incubo della ‘singolarità’ e ritorna alla ‘Coscienza Originaria’? Scopre di non essere mai stata un’entità isolata, destinata a morire e svanire nel nulla, senza senso e significato, ma di essere parte di un’essenza infinità, totalmente libera e immersa in una pace assoluta. Cosa farà a quel punto? Entra in estasi, celebra la vita, gioisce colma d’amore! Ma la mente condizionata, vivendo solo attraverso il divenire del copro e dei sensi, si chiede sempre e comunque cosa c’è da fare e cosa farà. Persino nell’immaginare l’estasi più profonda e meravigliosa del risveglio all’Assoluto non riesce a trovarvi un gran senso e continua per la sua strada chiedendosi: “Sì, ok, in estasi un’ora, due, un giorno, ma poi? Cosa mangio, cosa bevo, dove sono le donne o gli uomini? E l’ultimo modello di auto sportiva come me lo compro se strafatto di estasi mistica non vado più a lavorare?” La mente fatica a capire che proprio il perpetuo e sciocco domandare rispetto all’Essere e alle cose essenziali è la sua malattia, non certo la sua grandezza come invece pensa sempre arrogantemente. Gli animali, che per certi versi sono più inconsapevoli di noi, ma che per altri aspetti sono più sani, li hai mai visti agitarsi chiedendosi cosa dovranno fare domani o cosa faranno quando saranno morti e andranno in paradiso o all’inferno?

Ad un certo punto del viaggio della vita viene il momento di ritornare a Dio, alla “Coscienza Originaria”, poiché ‘Quello’ sei tu stessa, e non si può eternamente fuggire da ciò che si è. L’alienazione un po’ alla volta genera una sofferenza insopportabile che si conclude inevitabilmente con il risveglio della coscienza. Forse per qualcuno ci vorranno un milione di nascite e di morti del corpo, ma nell’infinito del tempo sarà sempre passato un solo istante, anzi, nemmeno quello.

Come può Dio, il fondamento di ogni cosa, essere un’entità scissa dal mondo e dall’uomo che tanti anni fa decise di creare questo folle universo, per poi sedersi e rimanere a guardare il “macello” che aveva creato dando libero arbitrio a degli esseri evidentemente deficienti (nel senso di mancanti di consapevolezza)? Più siamo cristallizzati nell’egoismo più soffriamo; più diveniamo aperti e sensibili alla vita più sentiamo la ‘Sua’ presenza in ogni cosa e persona, in primis in noi stessi. “Aes dhammo sanantano”, questa è la legge eterna e inesauribile, diceva il Buddha. Chiedersi “perché?” dimostra solo che si è ancora smarriti fra le cose dei sensi e del pensiero causale. Prova ad immaginare se nulla esistesse. Cosa farebbe la tua mente? Inizierebbe a chiedersi: “Perché non esiste nulla, perché questo infinito ed eterno vuoto mi circonda? Che palle, nulla da fare, nessuno da importunare, nulla per cui piangere o gioire. Che due enormi palle!” La mente, per tutto ciò che riguarda l’essenza della vita, l’amore e le cose più sublimi, nel migliore dei casi si rivela ottusa, inutile e impotente, spesso è tremendamente deleteria. Il sublime è esperibile dal sublime, il quale nell’uomo risiede nella sua possibilità di rendere puro il cuore e silente la mente affinché la coscienza individuale possa ricongiungersi e risvegliarsi alla ‘Coscienza Originaria’, alla ‘Coscienza di Dio’ o come più amiamo chiamare l’Assoluto. Dio non è qualcosa che vive fuori dal mondo, fuori dall’uomo o in chissà quale ameno luogo. È qui ed ora, disponibile ad ogni essere umano. Il problema non è mai Dio, la pace, la libertà o l’amore, ma la nostra inconsapevolezza, siamo noi in guaio. Abbiamo gli occhi chiusi, e nell’oscurità continuiamo a sbattere gli uni contro gli altri procurandoci sofferenze senza fine. “Perché?”, si chiede ancora la mente. Perché così è e sarà sino a quando smetteremo di vedere e perseguire unicamente le cose impermanenti del mondo sensuale come se fossero realtà assolute. Se hai fame e nel piatto ci sono delle patate, ma ti mangi il piatto facendoti del male, ti si può solo invitare a guardare meglio per scorgere le patate. Non credo abbia senso chiedersi perché si ha fame, perché c’è un piatto e perché ci sono delle patate? Eppure è quel che facciamo di continuo. Prima ci mangiamo il piatto, e dopo esserci fatti del male iniziamo a chiederci perché ci sia la fame, i piatti e le patate. L’acqua bolle a cento gradi. Perché? Perché è un fatto, e i fatti non si discutono se non si è ormai irrimediabilmente usciti di senno. Eppure nella dimensione interiore più di ogni altro campo la mente perde ogni lucidità e ragione sino a punto di sragionare, sino a divenire totalmente stupida.

Risvegliarsi alla ‘Coscienza di Dio’ dà pace all’animo umano perché l’amore e l’assenza di paura sono la sua natura. L’odio e l’ignoranza devastano le vite di ogni individuo rendendoci alieni alla ‘Coscienza Originaria’. Perché? “Aes dhammo sanantano”, questa è la legge eterna e inesauribile.

Un Immenso abbraccio,
Pier

 

Tags: Equilibrio interiore, Pace della mente

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Commenti   

# paula maria 2012-03-29 06:33
Dirò una storiella . Mio padre ( un prete ortodosso) che lavora da sempre un pezzo di terra che non gli appartiene, è del comune, dove esercita la sua professione, si sveglia, in un giorno di autunno, prima di raccogliere i prodotti, , va nel orto , e vede che è sparito tutto. Non avevano lasciato neanche un filo di cipolla. Quella raccolta doveva bastare alla nostra famiglia un inverno intero. Lui ritorna in casa ridendo e pieno di gioia. Una vicina, presente in casa, li chiede stupita perché ride, se è successo una cosa del genere. Lui risponde :” la mia gente è affamata”. Nel paese ci sono tante famiglie di zingari poveri, che non lavorano e … li conosciamo tutti la loro filosofia. “ Ma è un peccato rubare”, dice la vicina. Mio padre li risponde : “ ma, non è un peccato mangiare. La terra esiste per tutti, ciò che esiste sulla terra è di tutti”. “ Si, ma come starà quel ladro davanti al dio? “ ha continuato la vicina. “ Finche si crederà che la terra è nostra, non che noi apparteniamo alla terra, nessuno sarà capace , vivo o morto, di parlare con dio.” La vicina se n’è andata, perplessa. Pensava che mio padre era ubriaco, e non voleva sentire da lui l’altro…. ( Un bicchierino di grappa piace al mio papà, e lo assaggia sempre quando sente che la vita lo appesantisce !).
Il mio padre passa per un prete un po’ pazzo!
# paula maria 2012-03-29 06:35
Con me, mio padre non ha mai voluto parlare sul dio, non mi ha mai insegnato una preghiera, ero unica nel paese che ero fuori strada. Quando avevo venti anni gli ho chiesto solo se ha paura della morte. Lui mi ha risposto cosi : “vado dai miei fratelli ( lui chiama cosi le piante che trapianta), loro sono silenziosi. E, in più, non voglio vedere che ho cresciuto una scema. ”
Sono anni che mio papà quasi non parla, solo lavora la terra, sorride a tutti, e tutti credono che la sua mente se n’è andata. Sono sicura che la sua mente se n’è andata, ma dalla sua lucidità io non dubito, perché quando vado in visita da loro, mi riceve con il suo sorriso, pieno di comicità, e mi fa un’ occhiata.
Cara Adelaide, una volta mi hai chiesto da dove ho preso questa strana filosofia che ho sulla vita, e sul dio. Non sapevo cosa risponderti subito. Per anni ho pensato , che forse mi è arrivata dalla sofferenza di non poter essere me stessa , essendo cresciuta in una famiglia di preti. E , dalle mie vicissitudini dall’infanzia. Forse adesso ho la risposta giusta.
Penso che la mia pazzia lo sto ereditando dal mio padre!
Con un grande affetto
# adelaide 2012-03-29 09:47
Si,si,comprendo chiaramente il tuo commento, ed anche la tua risposta e' molto,moltissim o vicino al mio modo di concepire Dio,anzi direi che inconsapevolmen te gia' la "pensavo"cosi,f acendomi appellare per atea. Ed hai anche ragione quando dici che e' impresa ardua liberare la mente dagli indottrinamenti ricevuti,non solo su un Dio descritto nell'alto dei cieli seduto su un trono di nuvole pronto a castigare i cattivi,la punizione,l'Inf erno,e tutte le altre distorsioni della Chiesa,ma anche su tutte le altre distorsioni inculcateci.
Quindi Amen,mettiamo una bella medaglia sul collo della nostra ignoranza e impotenza, su cio' che non ci e' dato sapere o capire!
Io di certo non me ne faccio un cruccio,ne' un patema d'animo su questi argomenti,solo che di tanto in tanto mi sfiora il pensiero del perche' siamo qui',cosa ci stiamo a fare..ma hai ragione, non esiste risposta,esisti amo e basta,e dato che cosi' e',viviamocela! capisco solo incosciamente quando dici che nessuno muore o nasce,ma siamo sempre tutti qui,nell'eterno Presente,e mi viene in mente la frase:nulla si crea,nulla si distrugge,ma tutto si trasforma...e' cosi che intendevi?
Non comprendo bene quando dici che per creare le condizioni di "Apertura" bisogna vivere e comprendere ogni nostro desiderio,fino a consumarlo in modo definitivo...!! !??cosa vuol dire? e come faccio a sapere qual'e' il modo piu' adatto a me, che mi guidi alla comprensione?.

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