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Fatti e parole da ricordare

Nizza: Non sono ancora morti e sono già dimenticati

14/07/2016 Strage di Nizza. Obama ha espresso una condanna durissima, come altre decine di capi di stato. Una condanna durissima? E quindi? Quel durissima cosa significa? Non lo sa nessuno, nemmeno lui e forse è meglio. Quando sanno cosa fare bombardano un po’ qua e un po’ là. Meglio che non sappia! Il presidente francese ha indetto tre giorni di lutto nazionale, minuti di silenzio in memoria delle vittime, come al solito. Ormai è un rito macabro e offensivo. Ma poi mi chiedo: “in memoria delle vittime???”. Ma se non si sa ancora quanti saranno i morti totali, se decine di persone sono ancora in fin di vita negli ospedali. E i governi che fanno?

Sceneggiate alla memoria, cerimonie come se fossero già passati anni, come se tutto fosse già superato, finito, chiuso. Il giorno della memoria non funziona nemmeno per l’olocausto, dopo più di ottant’anni la ferita è ancora tremendamente aperta e pericolosa, figuriamoci dopo dieci minuti, mentre la carne dei morti è ancora calda. Ma Hollande va avanti per la sua strada. Sembra non capire bene nemmeno lui cosa stia accadendo. Ha affermato per l’ennesima volta: non ci fermeranno, non ci spaventeranno, la Francia è più forte! Che lo vada a dire ai genitori di tutti quei bambini morti “non ci fermeranno, non ci spaventeranno”. Che chieda a loro quanto è viva la memoria, quanto sono spaventati, quanto si è congelata in un istante e per sempre la loro vita.

I media cercano parole simbolo, foto simbolo, bambini morti sulle spiagge, sull’asfalto con una bambola accanto. Coniano slogan: siamo tutti Charlie Hebdo, siamo tutti francesi, siamo tutti questo e quello. Ad ogni strage cercano poliziotti, pompieri, passanti, giornalisti e paramedici eroi. Intervistano lo psicologo o lo psichiatra di turno per spiegarci come gestire la paura, come trasformarla in una forza positiva e non degenerativa. Li manderei a vivere un mese in Siria e poi li intervisterei nuovamente.

"Bene, bene, forza, forza, avanti' sembra dire il mondo politico occidentale, perché tanto domani sarà un nuovo giorno, per loro, per quelli che vivono in case vigilate da uomini armati, che viaggiano su macchine blindate con la scorta, che non conoscono la povertà, ma soprattutto non conoscono la vergogna e l’umiltà.

Pochi giorni fa a Londra, a 13 anni di distanza dai fatti, una commissione parlamentare presieduta da John Chilcot ha stabilito che la guerra a Saddam, che la guerra all’Iraq era assolutamente sbagliata, che l’Iraq non era minimamente una minaccia e che le famose armi di distruzione di massa non esistevano.

Ma domani, anzi che dico, già oggi per loro è un nuovo giorno. Tutto è già cancellato, sepolto sotto lacrime di coccodrillo, cerimonie per la memoria, pianti patetici e frasi di rito.

Ma così non va per tutti, non va per sempre più francesi, afgani, siriani, belgi, libici, israeliani, palestinesi, americani, russi… Per sempre più comuni, inermi e innocenti cittadini un domani non v’è più o si vede giungere veloce, carico di nuvole nere, gonfie di dolore e angoscia.

Ho appena acceso la tv, dove scorrono le immagini del presidente francese che passa fra la folla per andare a trovare i feriti e i parenti delle vittime.

Il cronista afferma: al passaggio della macchina presidenziale la gente fischia e urla.

Tags: Politica, Riflessioni sulla guerra e il conflitto

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