Libertà e dialogo nell'educazione di un figlio
Enrica ha scritto: Buongiorno Pier, ho bisogno di un tuo consiglio. All'improvviso mi sembra di non saper fare più la mamma. Lasciare fare ai figli i loro sbagli, senza intervenire e magari proiettare su di loro nostre paure ed esperienze negative? Ora, mio figlio, vent'anni, sta attraversando una fase un po' difficile e in alcune sue scelte non mi sento per nulla tranquilla? Che fare, parlargli o tacere, anche se forse sbaglierà vista la sua giovane e inesperta età? Fargli fare le sue esperienze tenendomi in disparte? Ma cosa gli suggerirà di fare la sua coscienza?
Pier ha risposto: Cara Enrica, perché siamo qui? Perché facciamo figli, abbiamo mariti, madri, fratelli e amici? Dal mio punto di vista per crescere in libertà e consapevolezza, per aiutare chi ci sta intorno a fare altrettanto, figli in primis. V’è però da dire che coniugare libertà e consapevolezza nell’insegnamento che diamo ai nostri figli è cosa difficile, serve, prima di tutto, estrema consapevolezza di sé, per esser il più possibile certi di fare ciò che è meglio per loro e non per noi stessi, per le nostre ansie, ambizioni e paure. Più un genitore è libero da se stesso e più riesce a vedere il proprio figlio nei suoi reali bisogni come nei suoi futili e dannosi capricci.
Premesso ciò v’è anche da dire che crescere un figlio implica diverse fasi e diverse modalità di relazione. Quando è infante vive unicamente nel bisogno e nell’insufficienza, assorbe tutto come una spugna, senza filtri. In quella fase l’ambiente che lo circonda, in particolar modo la madre, sono canali di lettura della vita diretti. Quando inizia a crescere, con lo sviluppo dell’autocoscienza e della ragione, i confronti si fanno più concettuali, più completi e sempre meno dipendenti. Ecco allora che un genitore si trova nella delicata situazione di dover sapere progressivamente modulare la sua relazione con i propri figli dalla presa in carico totale alla piena autonomia. L’adolescenza è la fase più contraddittoria e conflittuale perché il giovane mischia necessità di fare da sé a residui più o meno grandi di bisogno di essere guidato, accompagnato, se non, a volte, contenuto e bloccato.
Cara Enrica, tuo figliolo ha venti anni, ma come sappiamo l’età non è garanzia di nulla, pertanto solo tu puoi sapere se è ancora un bimbo, un adolescente o se si sta incamminando fiducioso verso una maturità sempre più vasta. Detto ciò, personalmente ritengo che a vent'anni, in qualunque punto della scala di crescita si trovi una persona, un genitore ha il dovere di incoraggiare più o meno intensamente qualità come l’auto-determinazione e il desiderio di sperimentazione diretta. Questo significa assecondare ogni cosa, tacere nel dissenso o finanziare attività ritenute dannose o sciocche? No, anzi! Significa condividere onestamente e completamente la propria opinione, le proprie esperienze, e là dove è richiesta una partecipazione, economica o emotiva, darla qualora ci si ritrovi d’accordo o negarla se contrari.
Ovviamente prima di prendere una posizione contraria a qualcosa dobbiamo aver meditato in cuor nostro e con il ragazzo tutte le motivazione, ma qualora si giungesse a una convinzione, almeno sino a quando qualcosa di nuovo non la faccia mutare, si dovrebbe rimanere fermi nella propria posizione, evitando di fare come molte persone che con una mano danno e con l’altra tolgono. Nel tuo caso specifico, Enrica, accompagna tuo figlio, aiutalo a pensare, a entrare dentro di sé e capire cosa sta cercando in questa esperienza. Cosa desidera, cosa cerca? Sicurezza? Forza? Le cose possono essere mille, ma la cosa che so per certo è che da questa piccola cosa potete aprire mille discussioni sulla vita e la morte, la forza e la debolezza, la paure, il coraggio e l’amore.
Entrate uno nell’altro sempre più profondamente, scopritevi, conoscetevi. Usate la scusa di questo problema o quello che è per crescere sempre più. Prima di dire si o no, di preoccuparci o meno per qualcosa usiamo tutto ciò che abbiamo come mezzo per risvegliare la coscienza, per aprire nuove dimensione di vita. Vedrai che cercando insieme il senso di quel che si fa le risposte escono da sole. Prima di usare parole come si o no, dobbiamo aver speso tutte le parole che vi stanno in mezzo, e sono molte.
A voi vicino,
Pier
Tags: Problemi in famiglia