Droghe, videogiochi, tv: un mondo per i nostri figli
Cristina ha scritto: Ciao Pier, vorrei farti una domanda: come porsi nei confronti del fumo, intendo delle “canne”? Non parlo direttamente per me stessa, perché personalmente non ho mai sentito il bisogno di provarci da ragazza, figuriamoci adesso all'età di trentotto anni. Parlo di persone amiche che ho scoperto farne uso e che hanno bambini piccoli con i quali ho piacere far giocare mio figlio. Non so, la cosa mi ha un po' turbata, anche perché ho sempre pensato che l'esempio, soprattutto nei bambini, sia fondamentale nella crescita.
Un altro dilemma è la televisione: a casa nostra è fortemente regolamentata, ma mi rendo conto che siamo un po' delle mosche bianche e che nostro figlio inizierà a frequentare amichetti le cui famiglie magari non la pensano allo stesso modo.
E che dire dei videogiochi?
Sarà che ho passato la mia infanzia a scorrazzare all'aperto, ma mi mette una tristezza profonda vedere bambini totalmente stregati davanti a tutti questi aggeggi mortali. Ad essere sincera, ora che mio figlio sta crescendo, adesso ha 3 anni e mezzo, non mi è sempre ben chiaro quale sia la strada migliore da percorrere.
Un saluto
Cristiana
Pier ha risposto: Cara Cristina, per quanto riguarda le “canne” la questione ha più dimensioni. I cannabinoidi nel nostro paese sono vietati ma l'alcool no. Peccato che tutte le ricerche e le statistiche abbiano dimostrato che l'alcool è dannoso quanto le “canne”, se non più. Può generare grande dipendenza, alla lunga dare effetti fisici devastanti e, a causa dell'effetto esaltante e di diminuzione dei riflessi, provoca un numero spropositato di incidenti mortali sulle strade. Perché l'alcool non è vietato e le “canne” sì? Unicamente per una questione culturale. L'alcool fa da sempre parte della nostra cultura le “canne” no, sono una sostanza importata, relativamente recente, pertanto, come per ogni cosa nuova, la gente diffida. Con questo voglio sostenere la sostituzione degli alcolici con i cannabinoidi? Assolutamente no! Voglio solo far riflettere sul fatto che molte cose sono dannose solo se assunte in modalità, contesti e dosi sbagliate. Un altro esempio di sostanze legali ma estremamente pericolose sono i farmaci. Nel nostro paese, come purtroppo nel resto delle società più “civilizzate”, l'abuso e lo scorretto uso di farmaci, prevalentemente analgesici e psicofarmaci, è un fenomeno diffuso ed estremamente dannoso per la salute. Detto ciò, dal mio punto di vista l'accento va posto sulla necessità di diffondere e realizzare sempre più un'educazione e una cultura incentrate sul reale benessere dell'individuo e della collettività. Perché si assumono smodatamente alcolici e farmaci, si ricercano cannabinoidi e varie altre droghe anche più potenti e dannose?
Perché non si sa più come gioire in se stessi e con gli altri. Perché la naturale e innata sorgente di serenità che scorre dentro di noi è stata ostruita sotto un cumulo di falsità: ambizioni, paure insensate, bisogni ingannevoli, lavori logoranti e mortificanti. Questi fattori ci spingono a ricercare fuori da noi stessi e dalle nostre relazioni umane sostanze capaci di “alleggerirci”, distrarci, farci dimenticare la pesantezza e l'insignificanza delle vite che stiamo conducendo e subendo, fosse anche solo per qualche momento. Ecco allora che la questione, per me, non sta in “canne sì” o “canne no”, ma nell'essere veramente capaci di indirizzare noi stessi e i nostri figli verso una reale realizzazione.
Se sapremo indicare ai nostri bambini il reale sentiero che conduce alla maturità e li sapremo sostenere lungo le sue impervie salite, sono certo che quando saranno adulti sapranno gestire la propria libertà e sapranno stara accanto a chi non sa chi è e dove stanno i veri piaceri senza farsi condizionare, ma sapendo ascoltare e consigliare. Come realizzare tutto ciò? Con grande consapevolezza, sensibilità, amore e tenacia, poiché aiutare a crescere un figlio è una delle cose più belle e difficili del mondo. Per poter essere veramente di aiuto alla crescita di un bambino in primis non bisogna mai dimenticare che noi stessi stiamo crescendo con lui. Dobbiamo pertanto ricordare che siamo esseri imperfetti che spesso sbagliano, sono confusi, e che proprio perché consapevoli di questo sono sempre pronti a correggersi e ad imparare da ogni situazione.
Credo inoltre che un genitore debba imparare a sentire quando è necessario essere irremovibili e determinati e quando è necessario essere accoglienti ed elastici. Questa consapevolezza, però, non può nascere da dei dogmi, da prescrizioni, non la si trova su quei libri che pretendono di sapere come deve comportarsi un genitore.
Questa consapevolezza nasce unicamente dalla capacità di essere pienamente aperti e sensibili alle idiosincrasie perennemente mutevoli che caratterizzano lo sviluppo di un giovane, delle sue relazioni con le figure adulte di riferimento, ma soprattutto di queste ultime nei suoi confronti. Educare è un'azione delicata quanto un'operazione chirurgica al cuore e al cervello visto che in gioco non v'è nulla di meno dei sentimenti e dei pensieri di genitori e figli, e cos'altro sono pensieri e sentimenti se non la parte più sottile dei nostri organi? Paradossale è che solo dopo aver studiato una vita un chirurgo può mettere le mani sulla parte più grossolana di un individuo, mentre le emozioni e i pensieri dei nostri figli sono lasciati in balia delle mani di cani e porci: tv, videogiochi, insegnanti incompetenti che li rovinano per cinque, otto ore al giorno, genitori assenti o abusanti...
Ma ci rendiamo conto dei danni che può subire un bambino che sta a contatto con un insegnante sciocco e incompetente per otto ore al giorno per anni e anni? Solitamente non lo comprendiamo perché noi stessi siamo inconsapevoli delle dimensioni più sottili dell'animo umano.
Pensiamo che chi ci opera al cuore debba essere competente poiché v'è il rischio che ci “faccia fuori”, ma non ci rendiamo conto che un bambino educato nell'ottusità e nella violenza può morire nell'anima per il resto della sua vita. Crediamo che sia peggio morire fisicamente del dover vivere settant'anni morti o tormentati interiormente?
Ritengo inoltre che educare sia un'operazione chirurgica paradossale poiché lo stesso “chirurgo” è sottoposto ad operazione. Il genitore “chirurgo”, se veramente è tale, è pienamente coinvolto nella relazione educativa attraverso i propri sentimenti, pensieri e desideri, e si deve sottoporre ad una costante azione di consapevolezza e rivisitazione interiore.
Da quanto detto credo risulti chiaro come, dal mio punto di vista, per poter educare sia prima necessario essere esempio vivente di ciò che si vuole trasmettere, ma non a livello verbale o impositivo, ma a livello esistenziale. Se si vuole trasmettere pace e serenità si deve essere in pace e sereni. Se si vuole aiutare un bambino a rimanere in contatto con la sua fonte di consapevolezza e serenità interiore si deve essere, noi stessi per primi, radicati in quella sorgente, perché si insegna solo ciò che si è e non ciò che si sa, almeno per quanto riguarda etica e valori!
Importante è constatare e ammettere che la maggior parte di noi adulti e genitori non vive in pace e armonia, poiché proprio dalla consapevolezza della nostra reale condizione può nascere una vera trasformazione. Un genitore che vive consapevole della propria sofferenza e confusione, e che pertanto ricerca con grande onestà e tenacia un’effettiva pace e serenità, è già qualcosa di meraviglioso, un faro ed un porto in un mondo di ciechi che si credono veggenti. Ecco allora che la risposta ad ogni nostro male non sta nella fuga nell'alcool, nelle “canne”, nei farmaci, nelle droghe, nel sesso come ossessione, nelle distrazioni sciocche date da film, telefilm e vari programmi televisivi. La soluzione non sta nell'abbandonare i nostri figli, per ore e ore, di fronte ai videogiochi o allo schermo televisivo. La risposta sta nel silenzio di una passeggiata, nel ridere per una barzelletta o per una fiaba, nel suonare uno strumento cantando e danzando, nel guardare un cielo stellato raccontando la bellezza di uomini che da questa visione hanno trovato ispirazione per scrivere poesie meravigliose o per investigare i suoi moti e umori.
La risposta sta nel vento, nei fiori, nei fiumi e nei torrenti che scorrono quieti o impetuosi, nel canto di un uccello o nelle fusa di un gatto, nell'imparare la geometria di Euclide, il senso della poesia di Tagore o il sogno della Repubblica di Platone. La risposta sta nel mostrare ai nostri bambini l'amore che il loro papà e la loro mamma hanno per il loro lavoro, la cura e la dolcezza di un'infermiera, la precisione e la forza di un fabbro, il senso della giustizia, della legalità e dell'uguaglianza di un giudice, la sensibilità, la competenza e la gioia di un insegnate, l'arte di un falegname che con la sua pialla lavora il legno e trasforma un informe blocco in un tavolo dove le persone si riuniranno per mangiare e parlare per una vita intera.
La risposta è nell'amore di ciò che si fa per il puro piacere di fare senza essere sempre turbati dal pensiero del denaro o dal desiderio di potere e successo, perché quando si fa qualcosa con amore e dedizione il giusto per vivere dignitosamente solitamente arriva. Ed anche se non dovesse arrivare, ritengo sia meglio essere liberi e affamati, piuttosto che sazi e schiavi!
Cara Cristina, dal mio punto di vista, se tutto ciò è presente, una partita ogni tanto ai videogiochi, un buon film o un cartone animato, non fanno certo male. Ma se tutto ciò di cui ho parlato è assente, e tv e videogiochi divengono il sostituto, la frittata è fatta. Tutto sta nel buon senso. Non possiamo certo far crescere i nostri figli in una campana di vetro o alieni in una società di alienati. La cosa importante è permettere che sperimentino personalmente quella dimensione di reale serenità ed equilibrio interiore che gli servirà per sempre come pietra di paragone di ogni altra dimensione, poiché chi ha sperimentato l'amore non è disposto a perderlo nemmeno per tutto l'oro del mondo.
Infine, ritornando per un attimo alla questione delle “canne” dei tuoi amici, ci tengo a ricordare che viviamo in uno stato dove i cannabinoidi sono illegali, di conseguenza, finché ne fanno uso per gli affari loro è un problema fra loro, la legge, la loro salute e la loro consapevolezza. Manderesti i tuoi bambini a giocare da figli di chi beve un bicchiere o due di vino al giorno? Credo di sì altrimenti non avrebbero più amici. Lì manderesti a giocare a casa di genitori ubriachi? Non credo.
Per quel che ne so le canne in sé non fanno male ne bene più dell'alcool, dipende solo da quanto uso ne fai e da quanti poliziotti ti vedono.
Un abbraccio
Pier
Articolo tratto dal libro "Arresta il sistema".
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“Arresta il sistema” contiene alcune fra le risposte più significative che Pier ha dato, in forma scritta, a domande relative la possibilità di creare una realtà sociale e individuale equilibrata e libera attraverso una consapevole trasformazione della violenza e della follia che caratterizzano il nostro tempo.
Tags: Aiuto psicologico, Pace della mente
Commenti
Si possono fermare i tempi? La vita scorre, quello che era ieri non esiste piú. Nel nostro cuore la vita bucolica che avemmo ma, come riuscire a insegnare con il tanto orrore che ci circonda? É una lotta "donchisciottesca"
peró bisogna farla lo stesso, saper dire di NO al momento giusto il resto é con l'esempio proprio dei valori che uno ha e sente e si trasmettono. I figli non sono stupidi, anche loro sanno giudicare e se desviano una ragione ci deve essere, specialmente quando non hanno avuto sufficiente amore in casa e abbandonati a se stessi.
M
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