La prigione dei pensieri, la guerra delle emozioni, la pace dell'essere
Pier ha risposto: Dal mio punto di vista il nocciolo della questione non sta nel vivere di emozioni o pensieri, ma nel conoscere colui che percepisce emozioni e pensieri. I pensieri senza emozioni sono sterili, ma le emozioni senza colui che le percepisce sono pura reattività. La meta del viaggio spirituale, che è il senso stesso del nostro vivere, è conoscere il soggetto che percepisce, chi siamo realmente. Più facciamo ritorno alla nostra essenza più diveniamo consapevoli di tutto il sistema corpo-mente-emozioni che “gestiamo”, anche se usualmente sarebbe più giusto dire che ci gestisce meccanicamente. Più abbiamo la gestione di questo sistema più diveniamo liberi. Se siamo guidati dalle emozioni siamo sicuramente più vivi di chi è guidato unicamente dal pensiero, ma ciò non significa che viviamo in pace, anzi! Spesso chi è guidato più dalla ragione vive più tranquillo di chi è sballottato a destra e sinistra dalle proprie emozioni, peccato che viva la pace di un cimitero e non di un paradiso. Vivere nelle emozioni significa essere più impulsivi, energici, ma spesso anche nel dolore provocato dalle conseguenze delle azioni non ponderate. Più in profondità, alla base del cuore e della mente v’è la dimensione dell'Essere, la nostra essenza. Solo in quel “luogo” possiamo trovare vera quiete e serenità. Non entro poi nello specifico delle decisioni da prendere azione per azione, è una questione irrilevante. Nessuno ci può dire cosa dobbiamo fare di momento in momento. L'unica risposta possibile sta nel divenire sempre più consapevoli di noi stessi, dei pensieri che ci controllano, delle emozioni che ci muovono, siano a risvegliarci alla nostra stessa presenza. Quando saremo pienamente svegli e liberi sapremo anche cosa fare in ogni circostanza.
Tags: Equilibrio interiore
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