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Amore e relazioni

Come gestire il giudizio dei genitori e delle persone

Antonia ha scritto: Caro Pier, mi trovo a scoprirti e a scriverti in questo momento di mia grande difficoltà emotiva. Cercherò di essere breve: l'anno scorso ho conosciuto un ragazzo del quale mi sono invaghita subito. Si chiama Luca, è una persona brillante e lavora a Bruxelles. Abbiamo vissuto sei mesi intensi nei quali era bellissimo vedersi, tuttavia lui era sempre sfuggente e io avrei desiderato più stabilità. L'estate scorsa da Roma (città dove lavoro) sono tornata a Salerno per accompagnare mia madre (presenza ingombrante nella mia vita) giù e, ritrovando dei bigliettini, ho sentito il desiderio di rivedere un caro amico, un ex ragazzo (Marco) con il quale non ero andata mai oltre il bacio ai tempi dell'università. Le mie intenzioni erano amichevoli ma, ritrovando cresciuta una persona alla quale avevo voluto bene in passato e percependo affetto da parte sua nei miei confronti ho iniziato a riconsiderare l'efficacia della mia relazione a distanza e l'ultima volta che sono stata a Bruxelles non c'è stata la stessa sintonia con Luca. Tornando a Roma decido di dare a Luca un ultimatum: o stiamo insieme come coppia o è meglio non vederci più perché io mi sto legando troppo a te. Le risposte sono state evasive e così abbiamo tagliato ed ho iniziato la mia storia con Marco. Storia apparentemente perfetta, è un ragazzo fantastico, unica pecca, troppo legato alla Chiesa, troppo religioso e troppo diverso da me in questo. Mentre cercavo a poco a poco di far parte del mondo di Marco, durante il mio primo ed unico ritiro spirituale a cui ho partecipato con lui, Luca torna a farsi sentire e vuole stare con me, vuole me e solo me, gli manco, crede in noi. Tutto quello che avevo desiderato prima stava accadendo ma avevo accanto un santo che non volevo deludere, un rapporto in cui credevo, e così gli ho detto che mi aveva persa per sempre. Anche il dover (per sua volontà) aspettare per il sesso con Marco (cosa che non avevo fatto con Luca) l'ho vissuto abbastanza bene, mi sembrava una cosa saggia, bella, giusta. Da quando il sesso però è entrato a far parte del mondo mio e di Marco (cinque mesi dopo il nostro primo nuovo incontro) sono iniziati i problemi: il non sentirmi desiderata, quando mi dormiva accanto di giorno o di notte pur vedendoci solo il fine settimana... A 27 anni mi sono resa bruscamente conto di aspettarmi un altro entusiasmo dalla vita e che un mondo vissuto in funzione della Chiesa proprio non faceva per me. Ho sentito forte il desiderio di riparlare con Luca ed ho trovato una porta aperta. Non volevo lasciare Marco, non volevo tradirlo, volevo solo una boccata d'aria. L'aria, sia pure a distanza, è stata tanto fresca che ho lasciato Marco due settimane fa. Luca sarà a Roma per Pasqua e abbiamo entrambi molta, moltissima voglia di vederci, l'unica verità oggettiva che mi viene da descrivere al momento è questa. Da quando lavoro a Roma mia madre, sola, ha deciso di trasferirsi con me e, pur avendo io 27 anni, devo renderle conto di qualsiasi cosa, quindi ieri sera ho dovuto dirle che vorrei vedere Luca a Pasqua. Le è crollato il mondo addosso, dice che non ho rispetto di me stessa e non ho dignità, che ho preso fin troppe cantonate e dovrei stare sola e aspettare quello che lei definisce il "vero amore". Ma che ne sa lei del vero amore che ha sempre fatto l'amante di un uomo sposato (mio padre) e che per questo soffre di depressione fin da quando sono piccola? Vivo malissimo questi giudizi, sono quanto di più pesante al mondo per la mia anima e ne soffro davvero tanto. Mi sento inadeguata, non capita. Rivedere Luca, staccarmi da lui, sentire il bisogno di rivederlo e vivermela, vedere come va… Non è solo sesso, come dice mia madre, anzi, per me è vita. La mia. So bene che se lo vedo inevitabilmente succederà che finiremo a letto, ma inevitabilmente perché lo vogliamo entrambi. Ho serie difficoltà a capire perché mia madre la veda come una mancanza di rispetto che faccio a me stessa. Hai una risposta anche per me?

Grazie per tutto quello che fai …

Pier ha risposto: Genitori, amici, parenti, tutti hanno la loro personale visione, la loro personale ricetta ai mali altrui, spesso dettata da dolorose esperienze passate non risolte o non capite, spesso onesta quanto poco lucida e pertinente. Altre volte hanno valide intuizioni, ma inutile perché non maturata dal cuore e dalla mente del soggetto interessato. È infatti spesso più utile aiutare a vedere piuttosto che dire cosa c’è da vedere. Altro grosso guaio è che i più hanno usualmente saggi consigli per chiunque tranne che per loro stessi, e chi ben parla ma male "cammina", si sa che spesso è causa del suo non essere ascoltato. Non volendo pertanto aggiungermi al fiume di parole di coloro che sanno sempre come vivere le vite altrui dimenticando se stessi, cosa posso dirti? Quale potrebbe essere il consiglio o la risposta migliore da dare ai tuoi dubbi? Credo sia quel che ho sempre riproposto, in varie salse, a tutti coloro che sono passati per queste pagine. Impara a fidarti di te stessa, della tua intelligenza e sensibilità! Impara a sviluppare la tua intuizione e consapevolezza. Le risposta alla tua vita le hai solo tu.

Se nella relazione che vivi con questo ragazzo non vedi nulla di male, se vi trovi gioia, se senti di rispettarti ed essere rispettata perché ti occupi così tanto delle parole altrui? Perché è tua madre? Dirò una cosa forse poco gradita da molti, ma dal mio punto di vista i danni emotivi maggiori, le proiezioni più distorte ed egoistiche, come i giudizi più pesanti, se li permettono proprio i parenti più stretti. È pertanto saggio divenire indipendenti a livello emotivo e psicologico il prima possibile, imparando a valutare ogni cosa unicamente attraverso la nostra sensibilità e intelligenza. Questo non significa che non si debba ascoltare chi ci sta accanto, anzi, significa che si dovrebbe imparare ad ascoltare quieti ed aperti anche le parole più dure o maligne. Ascoltare, valutare, meditare, osservarsi, mettersi in discussione, sino a poter dare una risposta pienamente consapevole e libera, prima di tutto a se stessi, poi a chi ci è accanto. Se dopo aver riflettuto attentamente non si trova alcun riscontro di quel che ci è stato detto, bisogna imparare a mettere la parola fine a ciò che ci appare unicamente come un’inconsapevole invasione della nostra intimità e libertà di scelta e azione. Se invece ci si scopre in errore o in pericolo, facile e spontaneo sarà ringraziare e cambiare direzione.

Per fare ciò con chiarezza e determinazione è però importante essere liberi dal bisogno di essere approvati o stimati. So che spesso è molto difficile comprendere e accettare un’eventuale posizione di biasimo e rifiuto da parte dei genitori, ma so anche che libertà e maturità non possono convivere e crescere con la dipendenza. Quante persone desiderano essere uomini e donne maturi e liberi a discapito del desiderio di compiacere i propri cari? Vedo in continuazione persone, anche di età “matura”, riempire e gettare le loro vite rimuginando in continuazione sul dolore che gli ha provocato il disappunto di madri, padri, fratelli, mariti o compagni. Per quanto i nostri genitori possano non condividere delle nostre scelte, a mio avviso, mai si dovrebbe piegare o tradire il nostro personale sentire e pensare, rimanendo incatenati all’ideale di armonia o accettazione famigliare spesso imperante. Per essere liberi a volte si deve essere soli. Se dopo aver pienamente valutato, ascoltato, sentito e provato a dialogare non troviamo alcuna valida ragione per cambiare vita, perché continuare a torturarsi o limitarsi? Perché i genitori non vanno fatti soffrire? Perché il loro disappunto ci fa stare troppo male? Bel guaio! Se faccio ciò che sento lo faccio sentendomi a disagio perché qualcuno sta male per me. Se non faccio quel che sento per non far stare male qualcuno per me, sto male due volte: perché non faccio quel che sento e perché non lo faccio per fare piacere a qualcuno verso cui porto rancore perché so che mi limita, mi giudica e non mi accetta.

Torno a ribadire che dal mio punto di vista l’unica soluzione è dialogare, ascoltare, osservarsi profondamente e totalmente, per poi giungere ad una decisione il più consapevole e libera possibile. Infine vorrei dire che se sempre più persone smettessero di soffrire per le scelte di vita che riguardano esclusivamente gli altri questo mondo sarebbe un luogo ben più sereno e libero. Evidentemente la libertà non è stimata e desiderata quanto la dipendenza e la manipolazione. Ascoltati e osserva, la risposta verrà! Forse tua madre vive annebbiata dagli errori e dai dolori delle sue scelte ed esperienze passate, e per questo proietta su di te cose che nei fatti riguardano solo lei. Se vedi chiaramente che le cose stanno così forse inizierai ad essere più compassionevole nei suoi confronti e contemporaneamente capace di mantenere quell’indipendenza emotiva che ti permetterà di vivere la tua vita più serena e decisa. Se dall’ascolto e dall’osservazione dovesse invece risultare che tua madre sta cercando di farti vedere qualcosa che a te ora sfugge, bene altrettanto, non ti pare?

In definitiva la risposta è solo tua e può nascere unicamente dal tuo libero pensare e sentire, in questo caso come in ogni altra situazione.

Un caro saluto,
Pier

Tags: Problemi in famiglia

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