EssenzialMente
Nicoletta ha scritto: Da quanto hai sempre detto risulta che la realtà è oltre le parole, è incomprensibile alla mente. Allora perché i maestri si sono spesi in mille descrizioni, rebus e carambole dialettiche? Non potevano essere più semplici e diretti? Non potevano limitarsi a spiegare la natura dei condizionamenti lasciando perdere tutto il resto?
Pier ha risposto: Cara Nicoletta, tutte le parole che usiamo tentano di aprire le porte a qualcosa di ignoto. I maestri hanno parlato di qualcosa che la mente non può cogliere, e che appena si tenta di indicare la mente prova ad afferrare e riportare entro i suoi schemi, usando il suo linguaggio, la sua memoria, le sue esperienza. Dicono che hanno esperito l’anima universale, la Coscienza originaria, la luce del mondo: tutte cose che la mente non può cogliere, e mai potrà, perché fuori dalla stessa sua struttura conoscitiva. Ma se chi ha sperimentato ciò che ai più sfugge totalmente non provasse a far vagamente intuire la magnificenza che ci perdiamo di continuo credo che nessuno proverebbe nemmeno per un secondo ad abbandonare la mente con tutte le sue certezze e i suoi potenti desideri.
Pure io, nel piccolo di questo spazio, ho accennato forse anche troppo a ciò che “è” quando l’illusione del pensiero cessa, ma già così mi ascolta in pochi. Se mi fossi messo a descrivere unicamente la struttura dei condizionamenti senza lasciar intendere che alla fine dell’indagine si “accede” a qualcosa di perlomeno migliore rispetto a quel che ora sperimentiamo quotidianamente e non le porte del manicomio, probabilmente non saresti qui nemmeno tu, non credi? Ma proviamo! Mettiamo giù poche righe fondamentali, è un bell’esperimento, e potrebbe essere anche un bello spunto per futuri scritti essenziali.
Spesso l’indagine inizia così…
Le esperienze della vita ci hanno fatto sorgere alcuni interrogativi. “Chi siamo, da dove veniamo, quando moriamo finirà tutto? Dove sono finite le persone che amavo e che con tanto dolore ho visto deperire e poi svanire nel nulla? Perché fra esseri umani ci procuriamo così tanto dolore? Siamo solo materia o esiste qualcosa che ci sfugge?”
Queste domande fanno nasce un profondo desiderio di scoprire, di comprendere. Iniziamo a leggere molto, studiamo ogni filosofia e teologia, poi, ad un certo punto sentiamo di aver compreso alcune cose fondamentali. Sentiamo che esiste una “spina dorsale” comune ad ogni seria indagine sull’essere umano, un sottile filo rosso che attraversa ogni grande saggezza popolare, filosofia e religione, qualcosa che per l’occasione potremmo chiamare “filosofia mistica”, “psicologia del trascendente” o “vera spiritualità”.
Queste le basi che abbiamo visto e compreso…
Comprendere da subito la corretta modalità da perseguire per sviscerare i segreti della mia coscienza è fondamentale. Il mio intento è unicamente quello di comprendere ciò che è, la realtà, senza proiettare sogni esaltanti o perdermi in fedi e riti tramandati senza un minimo di fondamento intellettivo, dovrò quindi indagare, cioè osservare ciò che realmente accade e non ricercare quel che desidero, che mi potrebbe consolare o quant’altro. Pertanto ho intuito che per addentrarsi nel mondo della coscienza umana è necessario compiere una “indagine” e non una “ricerca”. Ricercare significa sapere cosa si vuole e perseguirlo. Ma se ricerco ciò che già penso di conoscere o desidero trovare non scoprirò nulla di nuovo e reale. Pare quindi che per indagare il mondo della coscienza umana vada usato un unico “strumento”, che oltretutto si è rivelato valido anche per ogni altra branca di indagine scientifica: la consapevolezza, che per sua natura è osservazione-intuizione-comprensione”. Infatti già per giungere a queste conclusioni non ho fatto altro che utilizzare la consapevolezza.
Partendo da questo approccio di “pura osservazione” inizio a scrutare come interagisce la consapevolezza e noto che questa non è un pensiero ma intelligenza in azione poiché non solo comprendo ma anche e soprattutto comprendo di comprendere.
Procedendo nell’osservazione scopro poi che alla base della mia identità v’è il pensiero “Io sono” dove l’“Io” ha come primo riferimento (oggetto di identificazione) il corpo. Così si compone il pensiero base che costituisce la mente di ogni individuo: “Io sono questo corpo”. A questo pensiero si legano tutti gli altri pensieri, le emozioni e le esperienze raccolti nella dimensione spazio temporale. L’identificazione primaria “Io sono questo corpo”, con il passare degli anni, associa a sé infinite memorie fatte di pensiero-emozione. La struttura di personalità completa la sua costruzione quando aggiunge al sua bagaglio di convinzioni il pensiero “Io sono questo corpo che morirà” raccolto per deduzione, vedendo invecchiare e morire ogni altro corpo più anziano. Osservando scopriamo ancora che il guaio più grande, ciò che maggiormente genera sofferenza nelle menti umane, risiede nella confusione in cui cade la consapevolezza quando si identificata alla fenomeno personalità precedentemente descritto. Nel tempo la personalità viene appesantita sempre più da innumerevoli idee: “Io sono così, io sono questo, io sono meglio, io sono brutto, io devo divenire potente, io mi devo riscattare, io mi devo vendicare, io mi devo arricchire”. Tutte queste idee si sovrappongono sempre più allo stato originario della consapevolezza con un’intensità che varia da soggetto a soggetto in base all’intensità dell’impatto delle esperienze vissute e alla forza di resilienza. Cadendo identificata più o meno intensamente ad una particolare combinazione di idee la consapevolezza, filtrando attraverso le idee, si riflette e così si conosce illusoriamente scissa dal corpo indiviso dell’esistenza, perdendo la sua essenza indivisa. Il fenomeno nonostante sia puramente illusorio, viene esperito come reale e spesso tremendamente inquietante e potente.
La scissione dalla natura indivisa dell’Essenza-Coscienza che l’identificazione consapevolezza-corpo-mentale provoca nella quasi totalità degli individui genera paura, smarrimento, angoscia, e di conseguenza, aggressività, violenza, bisogno di difendersi, guerre e follia di ogni genere. Continuando ad osservare i meccanismi di questa illusoria condizione mi rendo sempre più conto dell’errore insito nell’identificazione della consapevolezza con il copro-mente. L’idea “Io” esiste unicamente perché la consapevolezza ne permette la sussistenza e non viceversa. Non è il copro sostanza dell’Io ma la consapevolezza. “Io” sono la consapevolezza e non il corpo-mente. Colui che osserva, cioè “Io consapevolezza” è indubitabilmente slegato e fattore primo rispetto a ciò che può essere osservato e muta di continuo come il corpo e i pensieri. A questo punto, se questa realtà è pienamente “sentita e vista” la consapevolezza si libera da ogni associazione a forme di pensiero identitarie rimanendo unicamente in “compagnia” della sua pura presenza. In quella presenza svanisce anche l’idea di “Io”, poiché senza oggetti di percezione non sussiste più nemmeno l’associazione all’idea primaria “Io”. Ora la consapevolezza si scopre puro Essere senza tempo, privo di paura alcuna, capace di amore incondizionato verso ogni cosa.
Ecco cara Nicoletta, io direi che oltre a questo non vi sarebbe più null’altro da dire, ma sai bene quanto la mente abbia bisogno d’essere persuasa per iniziare a mollare un po’ la sua presa. Per questo i maestri provano a sedurci parlando di eternità, estasi e bellezza senza fine. Tentano unicamente di sedurre la mente, provando a farle vagamente intuire cosa si cela oltre la nebbia dei condizionamenti. Bisogna però stare molto attenti a queste seduzioni perché molto possono aiutare, ma tanto possono facilmente divenire ostacoli e guai ancor peggiore, perché la mente è sempre pronta a identificarsi alle parole per generare mondi immaginifici sotto il suo controllo.
Insomma, un po’ di accenni a ciò che esiste oltre la mente all’inizio sono per molte persone cose estremamente utili per reperire il coraggio e il desiderio di abbandonarsi e lasciarsi andare ad un viaggio totalmente ignoto. Se poi chiedi a me, vorrei dirti che l’essenza di ogni cosa sono l’amore e la libertà. Se fra ogni cellula, filo d’erba e insetto di questo universo, come fra gli uomini che lo abitano, non vi fosse sempre stato più amore che oblio della coscienza tutto sarebbe già finito da un pezzo. L’amore è sempre presente, anche nei momenti più bui e disperanti che l’umanità attraversa, ma noi fatichiamo a comprenderlo. Il risveglio a questa verità è tutto.
Le persone vivono di immaginazione, la mente deve sempre proiettare, anticipare o fantasticare per perpetrare il desiderio e la voglia di sicurezza, ma l’essenza, la realtà, l’indefinibile cuore della vita è oltre ogni pensiero: accade proprio e solo quando la voglia di possedere, sapere e conquistare della mente si arresta.
La pace, con un po’ di coraggio, è alla portata di tutti, ma quanti vogliono questa pace?
Tags: Maestri spirituali, Riflessioni sulla vita
Commenti
ma chiudere gli occhi e lasciarsi essere,cosi,sem pre piu' leggera e vuota,
sfiorare quella profondita' nella quale c'e' solo il silenzio che sa senza parlare,
un silenzio colmo di pienezza che richiama solo altro silenzio.
Vedi, succede che anche la mente sembra aver compreso che il silenzio e' d'oro,che conviene stare liberi da chiacchiere inutili,me la sto stranamente ritrovando complice,certo, lei svolge il suo lavoro,ma sa anche ricacciarsi dentro un pensiero che sorge,insomma,d evo dire che mi lascia abbastanza tranquilla,comi nciamo a stare bene insieme.
Ma chi e' che sta bene con la mente?Chi e' che amorevolmente ne percepisce i suoi moti?
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